Per ora è solo un rumors pubblicato dal Financial Times ma potrebbe presto essere confermato dal testo ufficiale dei nuovi accordi per i vaccini anti-Covid del 2022 in Unione Europea: Pfizer e Moderna potrebbero aumentare i prezzi dei propri sieri da vendere in Europa. Le rinegoziazioni degli accordi – che permetteranno 2,1 miliardi di dosi entro il 2023 vedranno i vaccini a mRna – di fatto renderanno sempre meno presenti nella campagna vaccinale dei prossimi mesi i vaccini “tradizionali” e più economici di AstraZeneca e Johnson & Johnson.



Gli accordi – scrive il Financial Times – dovrebbero prevedere che il nuovo prezzo per i vaccini Pfizer sarà di 19,50 euro (contro i 15,50 delle precedente fornitura) mentre per Moderna si sale a 25,50 dollari a dose, ben sopra i 22,60 dollari del precedente accordo anche se meno dei 28,50 dollari inizialmente previsti dopo l’ampliamento dell’ordine iniziale. Per l’FT dunque il prezzo lieviterà del 25% con Biontech-Pfizer e 10% con Moderna.



I NUOVI ACCORDI SUI VACCINI MRNA

È sempre il quotidiano economico UK a segnalare come le richieste di dosi per i richiami e la diffusione di nuove varianti «sorreggano la domanda dei prodotti più efficaci», e dunque Pfizer e Moderna. La notizia arriva nei giorni “caldi” dopo la presentazione del dossier sui vaccini anti-Covid presentato da Oxfam e Emergency, entrambi membri della People’s Vaccine Alliance (PVA) assieme a Unaids e altre 70 sigle: in quel report si leggevano le denunce delle due ong in merito alla vaccinazione globale con i vaccini a mRna. Il costo – come ribadisce anche il progetto Covax dell’OMS – dovrebbe essere «almeno 5 volte più basso», se i colossi farmaceutici non godessero dei monopoli sui brevetti dei vaccini Covid. In tutto sarebbero 41 miliardi di euro i costi in più rispetto alla produzione stimati sui vaccini a mRna: «Solo l’Italia – affermano Oxfam e Emergency, citati da “Il Fatto Quotidiano” – fino ad oggi per questi due vaccini avrebbe speso 4,1 miliardi di euro in più di denaro dei contribuenti. Risorse che potrebbero essere investite per rafforzare il sistema sanitario nazionale, consentendo, ad esempio di allestire oltre 40mila nuovi posti di terapia intensiva (ad oggi sono poco più di 8.500) oppure di assumere oltre 49 mila nuovi medici (ad oggi sono poco più di 100 mila quelli dipendenti del Sistema Sanitario Nazionale)».

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