La campagna di vaccinazione potrebbe subire ritardi di almeno un mese: dopo il gran caos avvenuto negli ultimi giorni sull’asse Ue-Pfizer-AstraZeneca, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ieri ha laconicamente annunciato che per i vaccini a Over 80, insegnanti e altre categorie bisogna aspettare ancora altre 4 settimane. Per questo motivo tanto il commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri, quanto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, nel weekend hanno annunciato cause giudiziarie imponenti – attivando già l’Avvocatura di Stato – contro la multinazionale Pfizer, dando il medesimo “avviso” anche all’altra BigPharma AstraZeneca qualora non venissero rispettate le consegne delle dosi.
Oggi però sul Corriere della Sera un’importante inchiesta a firma Sarzanini-Salvia mostra alcuni dei segreti del contratto tra Ue e Pfizer (tutt’ora secretati, ndr) che mostrerebbero la quasi totale impossibilità di far causa alla multinazionale Usa per un motivo molto semplice: le penali nel contratto non scatterebbero in maniera automatica. «8 gennaio 2021: è questa la data chiave per comprendere perché l’Italia non potrà rispettare i tempi della campagna vaccinale che doveva chiudere a fine settembre», si legge nello scoop del CorSera sulla campagna vaccini e i ritardi nelle dosi a livello comunitario.
I SEGRETI DEL CONTRATTO PFIZER
L’Ue ha negoziato nei mesi scorsi e poi acquistato 300 milioni di dosi del vaccino Pfizer, ma è sul numero di dosi e fiale che si “gioca” l’intera portata della vicenda: in quel 8 gennaio «Pfizer ha infatti ottenuto dall’Ema, l’agenzia europea del farmaco, l’autorizzazione a sostenere che ogni fiala prodotta con il suo marchio contiene 6 dosi di vaccino e non 5. Un calcolo mai effettuato durante le trattative, né tantomeno al momento di siglare gli accordi con la Ue». Ma il dettaglio clamoroso è un altro, mostrato dal Corriere all’interno del contratto Pfizer (negoziato uguale anche altri 5 produttori di vaccino, AstraZeneca, Moderna, Johnson & Johnson, Sanofi e Curevac): «in caso di inadempienze le penali non scattano in maniera automatica. E questo consente alla multinazionale — dunque a tutte e sei le case farmaceutiche — violazioni difficili da contestare e contrastare».
Da un lato il taglio delle fiale è avvenuto per il semplice fatto che in ogni fiala vi sono 6 e non 5 dosi, dunque la ripartizione ha portato meno fiale nel nostro Paese come negli altri (e conseguente pagamento che Pfizer esige in maniera corretta); dall’altro però, osserva il Corriere avendo in mano le carte dell’Avvocatura dello Stato per la diffida a Pfizer, i tagli sono stati per l’Italia maggiori. Per questo la diffida per inadempimento (già oggi potrebbe partire dall’Italia) contesta «non è stata rispettata la pianificazione settimanale comportando pregiudizi per la corretta prosecuzione della campagna vaccinale, impostata sulla base delle formali pianificazioni di Pfizer». Dunque una vera e propria causa come l’hanno annunciata Arcuri e Conte è di natura quasi impossibile, perché impossibile è stabilire la condizionalità delle penali non essendo automatiche: resta però una strada per il Governo, come specifica il Corriere «chiedere all’Unione europea di valutare l’avvio di una controversia presso il foro di Bruxelles nell’interesse dell’Italia, come Stato membro». La battaglia legale potrebbe essere lunga e nel frattempo il risultato diretto è che i vaccini per la popolazione sono pochi e in ritardo: davvero una pessima, pessima notizia.