Dalla variante Delta a quella Delta Plus, ad una potenzialmente ancora più rischiosa: i principali produttori di vaccini anti-Covid nel mondo – Pfizer, Moderna e AstraZeneca – da mesi ormai stanno conducendo prove generali e particolari per poter essere pronti nel caso emerga una nuova variante del Sars-CoV-2 più letale e resistente della precedente.
Su “Nature” lo scorso 24 ottobre un lungo focus riporta le diverse strategie adottate in queste settimane per provare ad anticipare lo sviluppo del Covid-19 nei prossimi decisivi mesi invernali: per il momento nessun ceppo di virus è stato identificato che resista al 100% al vaccino anti-Covid, ma nonostante ciò i produttori di vaccini si stanno preparando ad ogni evenienza. Spiega sempre “Nature” come le tre società Moderna, AstraZeneca e Pfizer hanno eseguito prove generali esercitandosi su varianti conosciute di SARS-CoV-2, il che comporta «l’aggiornamento dei propri vaccini per abbinare varianti come Beta e Delta, testarli in studi clinici, mettere a punto i loro flussi di lavoro interni e coordinarsi con i regolatori».
COSA SUCCEDERÀ DOPO LA VARIANTE DELTA
L’obiettivo immediato è quello di imparare dalle prove svolte sulle attuali varianti “mischiate” il metodo di processo che avviene, in modo da muoversi molto più velocemente all’insorgere potenziale futuro di una nuova variante del Covid. «Ad un certo punto, inevitabilmente, dovremo creare vaccini varianti – se i vaccini sono il modo in cui verrà mantenuta l’immunità della popolazione – ma non siamo al punto in cui possiamo prevedere con sicurezza l’evoluzione del virus», spiega Paul Bieniasz, virologo della Rockefeller University di New York City. Esercitarsi con le varianti al momento, conclude l’esperto, «è l’approccio più ragionevole possibile». Per il direttore del Vanderbilt University Medical Center di Nashville, Kathryn Edwards, al momento non v’è bisogno di creare un nuovo vaccino che sia più efficace, «perché sembra che i vecchi funzionino molto bene contro la variante Delta». Ma la cosiddetta “variante di fuga” che potrebbe emergere in futuro in grado di bucare il vaccino non può e non deve essere sottovalutata: ad oggi, Pfizer, con BioNTech in Germania sta testando un vaccino RNA beta-specifico in uno studio clinico randomizzato e controllato con placebo con un massimo di 930 partecipanti. Spiega alla rivista “Scientific American” il vicepresidente e direttore scientifico dei vaccini virali e dell’mRNA presso Pfizer, Philip Dormitzer «Vogliamo mettere in pratica tutti gli aspetti dell’esecuzione di un cambio di ceppo – la ricerca preclinica, la produzione, i test clinici e le presentazioni normative – in modo che se vediamo una variante là fuori che sfugge davvero all’immunità vaccinale, siamo pronti a partire veloce». Moderna a Cambridge (Massachusetts) sta reclutando 300-500 volontari partecipanti per testare nuovi vaccini a RNA contro Beta, Delta e una combinazione di Beta e del ceppo originale: lo scopo è il medesimo, presentare casi di test alla Food and Drug Administration degli Stati Uniti per stabilire un processo attraverso il quale si potrebbe generare un vaccino mRna più rapidamente in futuro.