I vaccini anti Covid proteggono i bambini molto meno di quanto si pensasse. Lo rileva il primo studio dell’Istituto superiore di sanità (Iss) condotto su bambini italiani. Tale lavoro, pubblicato a giugno sulla rivista scientifica The Lancet, riguarda la vaccinazione di bambini italiani di età compresa tra 5 e 11 anni. I ricercatori, prendendo in esame i bambini a cui sono state somministrate due dosi di vaccini dal 17 gennaio di quest’anno al 13 aprile, hanno calcolato l’efficacia, più correttamente l’effectiveness, effettività, il grado di protezione vaccinale nel mondo reale. Su 3 milioni circa di bambini, sono stati registrati quasi 770mila casi di infezione da coronavirus e 664 in particolare hanno richiesto ospedalizzazione.



Quindi, la protezione conferita dai vaccini ai bambini contro l’infezione, con o senza sintomi, ma comunque senza ricovero ospedaliero, è del 29,4%. Quella contro la malattia grave (ricovero con o senza terapia intensiva o morte) del 41,1%. Come evidenziato dal professor Antonio Cassone, già direttore delle Malattie infettive dell’Iss, a Repubblica, siamo al di sotto dell’efficacia calcolata nella sperimentazione di fase 3 di Pfizer, superiore al 90%, ma comunque con un intervallo di credibilità ampio. L’aspetto altrettanto rilevante per Cassone è che questi livelli di protezione sono inferiori a quelli che il vaccino ha conferito agli adolescenti e agli adulti.



PERCHÈ VACCINI COVID PROTEGGONO POCO I BAMBINI

Antonio Cassone si è anche interrogato su questa “assai modesta” protezione nei bambini tra 5 e 11 anni. Lo studio è stato condotto nei primi tre mesi dell’anno, quindi con la variante Omicron BA.1, mentre durante la sperimentazione clinica di Pfizer era dominante la variante Delta, un ceppo virale più aggressivo di Omicron, ma meno trasmissibile e comunque più vicina “immunologicamente” al ceppo originale di Wuhan, quello con cui è stato fatto il vaccino Pfizer-BioNTech. Di conseguenza, i vaccini proteggono i bambini meno di quanto si pensasse a causa della variante Omicron. L’altra ipotesi è che per i bambini si usano 10 microgrammi di dose, un terzo di quella usata per adolescenti e adulti, per garantire un maggior livello di sicurezza del vaccino.



Per il professor Antonio Cassone bisogna interrogarsi anche sulle conseguenze, quindi valutare un richiamo vaccinale, una terza dose di vaccini anche nei bambini. I risultati dello studio Iss ne suggeriscono l’opportunità, peraltro Pfizer ha già ottenuto l’autorizzazione negli Stati Uniti. Ma potrebbe essere utile aspettare i nuovi vaccini. Infatti, le autorità regolatorie internazionali ne stanno esaminando un paio. Di questi, uno potrebbe essere disponibile all’inizio di autunno. Bisogna anche tener conto della bassa incidenza di Covid grave nei bambini. “È confortante che nessuno dei bambini vaccinati, pur ospedalizzati, abbia avuto bisogno di terapia intensiva o sia deceduto. Si tratta comunque di un rischio assai piccolo di malattia grave (attorno a 2 su centomila per la terapia intensiva e minore di 1 su centomila infezioni per il decesso) che non possono non generare grande incertezza e dubbi sul reale bisogno di vaccinare contro Covid i bambini di questa età“, osserva Cassone su Repubblica. Per l’esperto, è giusto vaccinare tutti i bambini pur di proteggerne anche solo uno dalla morte, ma sarebbe necessario farlo con uno davvero efficace contro l’infezione.