L’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari è intervenuto nelle scorse ore a “Otto e Mezzo”, trasmissione in onda su La 7 e condotta dallo storico volto del Tg1 Lilli Gruber. L’argomento del suo intervento di fronte alle telecamere non poteva essere lontano dalla stretta attualità, che vede l’Italia arrancare ancora sotto il profilo delle tempistiche connesse alla somministrazione delle dosi di vaccino tra la popolazione. Il filosofo non ha fatto troppo ricorso alla retorica e, come di consueto, è andato dritto al punto, non risparmiando nessuno dei suoi bersagli, a cominciare dalla Lombardia.



Guido Bertolaso ha chiesto scusa? Robe da pazzi… – ha commentato -. La verità è che le regioni sono elefanti burocratici”, sottolineando come una grande confusione abbia permeato determinati interventi in chiave sanitaria. “Il difetto sta nel manico. Il sistema regionalistico italiano è fatto al 75% dalla sanità. Quindi, o si cambia questo sistema o queste disfunzioni continueranno a ripetersi. Una volta le vedi per la protezione dell’ambiente con le varie inondazioni, adesso con l’epidemia. Comunque, sono le regioni che non funzionano così“.



MASSIMO CACCIARI: “TROPPI PIANI DIVERSI PER I VACCINI”

Massimo Cacciari a “Otto e Mezzo” ha poi proseguito la propria disamina dinnanzi ai microfoni e alle telecamere di La7 circa l’argomento vaccini, rimarcando con forza come le colpe degli amministratori delle Regioni spesso e volentieri siano in realtà imputabili a errori ancora più gravi, già presenti e radicati all’interno del sistema istituzionale del nostro Paese. Il vero problema, infatti, sarebbe rappresentato da “troppi errori e troppe differenze tra le varie regioni nella gestione dei tanti piani vaccinali, diversi in ogni parte d’Italia”. Un’analisi accurata quella di Cacciari, che poi non ha risparmiato un’ulteriore riflessione circa la possibilità che si registri un ritorno dello Stato italiano nella gestione della politica sanitaria: “Sarebbe una follia. Si tratterebbe di cambiare tutto l’assetto istituzionale italiano, perché le regioni sono la sanità. Quindi, o cambi tutto e finalmente avvii delle riforme di sistema in questo Paese, o altrimenti queste disfunzioni continueranno a ripetersi in ogni emergenza, in ogni crisi”.

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