Regia di Giuseppe Tornatore, musiche di Nicola Piovani, sceneggiatura di… Domenico Arcuri. È così che appare nella domenica pre-crisi di Governo il primo spot “lanciato” dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal commissario all’emergenza anti-Covid per sensibilizzare gli italiani alla campagna di vaccinazione.



Lo aveva annunciato già nella famosa presentazione del “piano Primule” assieme all’archistar Stefano Boeri, lo stesso commissario Arcuri ma ora si vedono i primi “risultati”: il connubio tra indiscusse menti artistiche italiane (Tornatore, Piovani, lo stesso Boeri) e necessità di comunicare l’importanza di vaccinarsi è assolutamente un principio lodevole, l’esito che ne esce però già da alcuni viene giudicato come “imbarazzante”, “inquietante”, financo “choc” (e non con l’intonazione scanzonata di Renzi…).



Nel video di 2 minuti per la campagna di comunicazione per la vaccinazione anti-Covid il titolo campeggia chiaro e tondo: “La stanza degli abbracci” ed è il primo di 4 spot che Palazzo Chigi diffonderà nei prossimi giorni sempre alla regia di Tornatore e su esplicita richiesta di Arcuri: «Tornatore ha accettato di contribuire con il proprio talento alla lotta contro il virus, chiamando a collaborare per le musiche anche il maestro Nicola Piovani», spiega la Presidenza del Consiglio in calce al video che postiamo a fondo pagina.

IL CELLOPHANE E GLI ABBRACCI

Nello spot “choc” si vede una ragazza avvicinarsi – in un’ambientazione che pare l’esterno di un ospedale – alla propria nonna, con tanto di mascherina e camice tipico di degente Covid: la ragazza abbraccia la nonna, con una particolarità, ovvero che sono entrambe avvolte in enormi teli di cellophane che cadono dall’alto. Viene data un’impressione quasi “distopica” che pare provenire da un’altra dimensione, in un futuro grigio e fosco, dove l’abbraccio è permesso solo da quel cellophane: questo perché il Covid-19, come noto, non permette il contatto fisico.



Ma è al culmine dell’abbraccio che arriva il “clou” dello spot: «tu, cosa hai deciso? Hai riflettuto?» chiede l’anziana signora con occhi commossi nel vedere la propria parente. E la ragazza esclama: «non lo so, ho molti dubbi». La nonnina allora replica, con una carezza «i dubbi aiutano, aiutano» mentre la ragazza sospira «speriamo…»: in poche battute, più che l’invito ala ragionevolezza di vaccinarsi, pare calare un senso di colpa instillato addosso allo spettatore. Come se l’anziana signora fosse “costretta” a rimanere dietro il cellophane perché ancora vi sono quei “dubbi” sul vaccino (tra l’alto mai neanche nominato una sola volta in tutto lo spot).

«Ci vedremo ancora», si congeda la nonnina con l’ultimo abbraccio via cellophane, dicendo alla sua nipote «devi volerti bene!». E solo a quel punto i teli si alzano e la signora inizia a gioire, quasi danzando: come a dire, “se ti vaccini tutto questo potrà finire finalmente”. Ora, sicuramente l’importanza enorme del vaccino anti-Covid per debellare questa insopportabile e drammatica pandemia è centrale per la battaglia ancora tutta da portare avanti: ma un’evocazione sentimentale, con il “sinistro” ricorso a un po’ di moralismo e senso di colpa “instillati”, forse non risponde appieno all’obiettivo. Speriamo di essere smentiti nei prossimi 3 spot, ma intanto non riusciamo a dire “buona la prima”: Tornatore e Piovani, molto probabilmente, potevano essere valorizzati e “usati” molto meglio. La bellezza e la verità salveranno il mondo: non basta una primula e del cellophane…