Un team di ricerca – in gran parte italiano – del National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) è all’opera per la realizzazione di un vaccino a mRna contro l’Aids. La scienza sta cercando da tempo di trovare un siero per tale virus, ma finora non si è mai arrivati ad un punto di svolta in virtù delle capacità di quest’ultimo di mutare e sfuggire al controllo immunitario. Un aiuto, in tal senso, potrebbe arrivare adesso dalla tecnologia utilizzata per alcuni dei vaccini contro il Covid-19.
A parlarne, nel corso di una intervista al Corriere della Sera, è stato il dottor Paolo Lusso, responsabile del Laboratorio di Patogenesi Virale del Niaid. Il ricercatore torinese ha chiarito quali potrebbero essere le tempistiche di realizzazione del vaccino, che è stato sperimentato con successo sulle cavie di laboratorio, topolini e macachi. “Siamo in una fase in cui è difficile fare previsioni precise. Però non siamo così lontani. Essendo ottimisti, se tutto andasse bene, potremmo anche riuscire a iniziare la prima fase di sperimentazione clinica nel giro di un anno”.
Vaccino a mRNA per Aids: perché realizzarlo è difficile
La comunità scientifica lotta da decenni per la creazione di un vaccino contro l’Aids e adesso la soluzione potrebbe essere rappresentata dalla tecnologia a mRna, tanto che a lavorare con il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (Niaid) dal 2017 c’è la casa farmaceutica Moderna, che attraverso essa ha ideato il vaccino contro il Covid-19. A spiegare il perché non si è ancora arrivati ad una soluzione è stato, al Corriere della Sera, il dottor Paolo Lusso.
“Per molti anni noi scienziati abbiamo provato a fabbricare un vaccino in laboratorio. Abbiamo fatto tentativi molto sofisticati con risultati anche incoraggianti che hanno preparato la strada, ma era come se tentassimo di riprodurre dei modellini di plastica contro un virus che si è rivelato maestro di mutazioni, travestimenti, trucchi spesso veramente geniali per sfuggire al controllo immunitario. L’Hiv è “un animale” completamente diverso dal Covid, che è un virus con una struttura molto più semplice”, ha spiegato l’esperto. È per questa ragione che è inevitabile mantenere i pieni ben saldi per terra.