Il vaccino ai bambini e in generale ai minori resta uno dei temi di maggiore rilevanza in questa particolare fase di lotta al Covid-19: con l’inizio dell’estate e il sopraggiungere di ulteriori varianti del virus, il faro della politica e della scienza è puntata sul prossimo autunno quando si potrà vedere realmente se l’impatto dei vaccini nel contrasto alla pandemia sarà realmente efficace oppure no.



In questo senso, il tema scuola è dirimente tanto che da diverse parti anche tra gli scienziati e virologi si odono “echi” di possibili soluzioni tra le più disparate: tra queste, anche la possibilità di obbligare ai vaccini tutti i minori per evitare il diffondersi delle varianti dopo il rientro in classe. Intervistato ieri dal “Fatto Quotidiano” ha parlato il presidente della Società tedesca di Pediatria e Medicina dell’adolescenza (DGKJ), professor Jörg Dötsch, illustrando diversi punti dirimenti del “tema” tutt’altro che banale dell’obbligatorietà dei vaccini per i minorenni, specie dopo che il Koch Institute (l’autorità sanitaria n.1 in Germania) ha pubblicato un rapporto in cui sconsiglia la vaccinazione ai bambini sani fino ai 17 anni d’età.



“NON VACCINARE BAMBINI SANI”

«Il RKI raccomanda di vaccinare solo i bambini con particolari patologie preesistenti tra i 12 e i 17 anni, e i bambini che vivono con persone adulti fragili, a rischio, che non possono essere vaccinati», spiega il professore al “Fatto”, sottolineando come invece per i bambini e gli adolescenti sani che non rientrano in nessuno di questi due gruppi, «la decisione di vaccinare dovrebbe essere discussa su base individuale all’interno della famiglia e poi con i pediatri e i medici adolescenti competenti». L’approccio del Koch Institute viene valutato positivamente e sensatamente dal presidente dei pediatri tedeschi, soffermandosi su due motivazioni principali: la prima riguarda la bassa gravità della malattia dell’infezione da COVID nei bambini. Fino ad oggi, solo 4 bambini e adolescenti sono morti a causa del COVID19, mentre erano ad esempio 9 quelli deceduti per la classica influenza nel 2019. In secondo luogo, prosegue Dötsch, «l’esperienza ancora mancante per quanto riguarda i potenziali effetti collaterali della vaccinazione su larga scala. Se una qualsiasi di queste condizioni di base cambiasse, è probabile che la Commissione permanente sulle vaccinazioni cambi la sua posizione sulla vaccinazione dell’infanzia e dell’adolescenza».



“VACCINI AI BAMBINI? NON COSTRINGERLI A PROTEGGERE GLI ADULTI”

Secondo il presidente della DGKJ un virus tanto più è contagioso, quanto resta complesso raggiungere l’immunità di gregge: «Questo spiega, per esempio, perché il 95% di copertura vaccinale è necessario per raggiungere l’immunità di gregge per il morbillo. Per i bambini e gli adolescenti, l’immunità di gregge non dovrebbe essere il criterio per la vaccinazione». Per tutti questi motivi, spiega ancora Dötsch, non si può e non si deve costringere i bambini «a proteggere gli adulti da una malattia che fortunatamente li colpisce solo in modo lieve nella maggior parte dei casi». Importante è poi il passaggio dello stesso pediatra quando ribadisce la poca incidenza del Covid sul mondo minorenne: «i bambini hanno meno probabilità di essere infettati e meno probabilità di infettare gli altri. Questo è stato dimostrato per le varianti più recenti in diversi paesi. Nel complesso, il gruppo di bambini e adolescenti di cui si parla è anche molto piccolo rispetto al gran numero di adulti che non sono ancora stati vaccinati. Pertanto, il primo obiettivo deve essere la copertura completa – con 2 dosi di vaccino – di tutta la popolazione adulta». Ultima questione, non meno importante, posta dal “Fatto Quotidiano” riguarda la comparsa indiretta di varianti virali con la vaccinazione in corso: «l’eliminazione più veloce possibile del virus è la migliore protezione possibile contro la selezione indiretta delle varianti del virus», conclude Dötsch, «ma allo stesso tempo, è sempre necessario soppesare individualmente il rischio personale e, come già spiegato sopra, nel gruppo di bambini e giovani bisognosi di protezione, il bene comune da solo non può essere posto al di sopra del bene individuale di un bambino o giovane che ci viene affidato».