Siamo vicini al momento chiave, a lungo atteso, nella lotta al Covid, il momento delle vaccinazioni ormai imminenti. A questo punto sorgono dubbi e domande che, come ci ha spiegato il professor Roberto Cauda, docente di Malattie infettive presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, “sono legittimi, in quanto ci troviamo davanti a una malattia che imperversa da circa un anno, una malattia che ci ha fatto prendere coscienza di molte cose che ignoravamo”. Il professor Giuseppe Ippolito, ad esempio, direttore dell’Istituto Spallanzani, ha affermato che “chi ha già avuto il Covid non si deve vaccinare, perché dispone già degli anticorpi necessari”. Allo stesso tempo la professoressa Ilaria Capua ha dichiarato che “anche dopo il vaccino possiamo ancora essere fonte di contagio, l’emergenza Covid, anche se è disponibile un vaccino, continuerà comunque fino al raggiungimento dell’immunità di gregge”. Tutto questo mentre circa il 30% degli italiani rifiuta l’idea stessa del vaccino, perché non si fida soprattutto della velocità con cui sarebbe stato prodotto, alla luce degli anni impiegati, di norma, per arrivare a questo risultato.
Cosa pensa di quanto detto dal professor Ippolito sul fatto che chi è già passato dalla malattia non ha bisogno di vaccinarsi di nuovo? Valeva così anche per tutti i vaccini che già conosciamo?
Ovviamente dovremo capire che tipo di vaccini verranno utilizzati, non ne abbiamo ancora conoscenza, perché non sono stati resi pubblici i dati scientifici. Quello che dice Ippolito sicuramente ha una sua ragione, nessuno si sogna di vaccinare chi ha avuto il morbillo, perché è già naturalmente immune. Il soggetto che ha avuto una infezione e che ha la presenza di anticorpi non si deve sottoporre a vaccinazione.
Ippolito dice anche che gli anticorpi possono diminuire nel tempo e che allora sarà possibile considerare una vaccinazione: è così?
Sì, gli anticorpi nel tempo possono diminuire, però una volta che si è avuta la produzione di anticorpi ci sono nel nostro organismo le cosiddette cellule della memoria che possono riprodurre o produrre gli anticorpi protettivi. Ricordiamoci anche che il Covid ci ha insegnato a prendere atto di cose che non conoscevamo.
Ad esempio?
In altre malattie gli asintomatici non svolgono lo stesso ruolo rilevante ai fini della trasmissione che svolgono con il Covid. Sappiamo che chi si infetta con il virus produce degli anticorpi, ma quanto durano? Sappiamo che la produzione c’è sempre, la durata la possiamo solo stimare in termini di qualche mese a fronte di una malattia che circola da circa un anno. Le segnalazioni, quand’anche non univoche, ci dicono che si producono anticorpi e gli anticorpi durano nel tempo per mesi, non possiamo ancora parlare di anni. Sembrerebbe che chi ha forme meno gravi produca titoli anticorporali di livello più basso, che durano meno e scompaiono prima.
Ma la vaccinazione in questi soggetti può essere dannosa?
Non ritengo ci possa essere un danno nei confronti di chi ha avuto un’infezione. Il fatto che la presenza di anticorpi possa in qualche modo determinare, in caso di vaccinazione, un potenziale danno, non possiamo al momento saperlo. La tradizione della vaccinologia ci dice che non si dovrebbero vaccinare soggetti che hanno già avuto la malattia, in quanto hanno la memoria immunologica che dovrebbe proteggerli.
La professoressa Capua invece sostiene che anche dopo il vaccino si può essere fonte di contagio. Anche qui, cosa dice la tradizione classica del vaccino?
Onestamente non mi è chiaro quanto detto dalla professoressa. Se un soggetto è protetto dalla vaccinazione, non dovrebbe ammalarsi né infettarsi se vengono rispettate le regole della vaccinologia. Ma come detto prima, il Covid ci sta insegnando cose che non eravamo abituati a vedere.
Una buona percentuale di italiani non si fida del vaccino anti-Covid, perché è stato prodotto troppo velocemente rispetto a quanto succede di solito. E dicono che se prima si perdeva tempo per pratiche burocratiche che adesso non ci sono, allora si è colpevoli di una condotta negativa. Che ne pensa?
Vorrei ricordare che viviamo nel 2020, questa pandemia ha colpito in un momento in cui la scienza è andata avanti con passi da gigante, molti dei vaccini di cui disponiamo sono stati fatti anni fa, pensiamo al vaccino antipolio. La tecnologia di cui disponiamo oggi era inimmaginabile. Non parlerei di perdita di tempo burocratico, è chiaro che se parliamo degli anni 50 ci volevano anche dieci anni per uscire con un vaccino.
Quindi possiamo fidarci del vaccino in arrivo?
Personalmente mi vaccinerò. Quando ci dicono che questo vaccino ha il 90% di copertura, vuol dire che è affidabile. Certo, potrebbe esserci qualche effetto collaterale, ma ci sono anche con i vaccini che usiamo da tempo, sono cose da poco. Se si raggiunge con il vaccino l’immunità di gregge, il 70% della popolazione, allora la battaglia sarà vinta. Insomma, un vaccino che ha superato i test della sanità nazionale americana, europea e italiana direi che è affidabile quanto basta.
(Paolo Vites)