Per noi che viviamo in Italia, dove la malaria è stata sconfitta all’inizio degli anni ’50 grazie alla bonifica delle zone paludose infestate dalle zanzare, fa specie pensare che solo adesso sia stato approvato un vaccino anti-malaria, il siero RTS,S/AS01, che ha assunto il nome commerciale di Mosquirix, prodotto dalla Glaxo-SmithKline con il sostegno di un organismo no profit, Path’s Malaria Vaccine Initiative. La malaria, da noi dimenticata e rimossa, nei paesi in via di sviluppo fa purtroppo ancora quasi mezzo milione di morti all’anno, il 95% dei quali in Africa.
Come ci ha spiegato in questa intervista il professor Antonio Clavenna, ricercatore presso il Dipartimento di Sanità pubblica dell’Istituto Mario Negri di Milano “per due terzi vittime della malaria sono bambini nei primi cinque anni di vita e per questo si tratta di un vaccino appositamente studiato per loro. Gli adulti hanno una capacità maggiore di resistere alla malattia e per loro esistono già dei farmaci, non disponibili invece per i bambini”. Inoltre il problema è aggravato non tanto dall’ambiente, “quanto dalla malnutrizione e dalla mancanza di vitamine, cosa che induce la malaria a essere maggiormente mortale”.
E’ un vaccino pensato e studiato appositamente per i bambini? Perché?
Il vaccino è rivolto ai bambini perché è stato studiato nei bambini. La malaria ha un impatto estremamente grave soprattutto nei primi 5 anni di vita almeno nei paesi in via di sviluppo, dove la malaria è endemica ed è una delle principali cause di morte. Ecco la sua finalità.
Ci si può ammalare anche in età adulta?
Sì, ma va detto che la differenza sta nel fatto che i rischi per un adulto sono inferiori, anche perché spesso, là dove la malaria è endemica, persiste un grave problema di malnutrizione infantile e di carenza di apporto di vitamine, per cui la malaria va ad aggiungersi anche a uno stato di debilitazione dei bambini piccoli, il che comporta ulteriori rischi di morte. E’ poi da tener presente che per gli adulti sono disponibili dei farmaci che possono curare la malattia, farmaci invece non utilizzabili anche per i minori.
In Italia la malaria è stata sconfitta all’inizio degli anni ’50, intervenendo sulle zone paludose con la bonifica. Questo significa che intervenendo sull’ambiente si può sconfiggere la malattia?
Certo, ma il problema è che ci sono diversi fattori da tener presente. Il primo è che alcune zone, come quelle paludose, facilitano la proliferazione delle zanzare, che sono i vettori della malattia. Dove c’è un elevato numero di zanzare, è più facile avvenga la trasmissione della malaria. Intervenire, quindi, sull’ambiente delle zanzare riduce il rischio di ammalarsi.
Visto però che l’Oms raccomanda una campagna di vaccinazione di massa, soprattutto nell’Africa sub-sahariana che non è certo una zona paludosa, ci sono anche altre motivazioni?
Esatto. Dove la malnutrizione è più diffusa e dove c’è una alimentazione insufficiente, la malaria comporta rischi maggiori, perché può provocare danni a lungo termine. Esiste un nesso tra povertà e rischio di contrarre la malaria. In Italia l’intervento è stato rivolto a ridurre la possibilità che ci fossero ambienti in cui la zanzara potesse replicarsi. L’altro evento che ha un po’ cambiato la storia della malattia, comportando però altri rischi per la salute, è legato all’impiego degli insetticidi.
Le zanzare però in Italia le abbiamo sempre, ma non la malaria. Come mai?
Solo alcune zanzare sono portatrici di malaria, non tutte. Si tratta della zanzara Anopheles, che può trasportare il parassita della malaria in modo da poterlo trasmettere da una persona all’altra. Occorrono persone già malate, che abbiano cioè il parassita. Se in Italia non ci sono persone con il parassita, qualora anche fosse presente quel tipo di zanzara, potrebbe pungere senza però trasmettere la malattia, perché non ci sono casi. Non so dirle se in questo momento nel nostro paese si sono registrati dei casi, ma visti i cambiamenti climatici, come la tropicalizzazione in atto alle nostre latitudini, non si può escludere il rischio della presenza di zanzare portatrici di malaria. Comunque il fatto che non ci siano persone malate di malaria permette di evitare che altre persone possano infettarsi.
Questo vaccino garantisce però un’efficacia solo del 56%: si potrà aumentare in futuro?
Difficile dirlo, è una stima ricavata dagli studi condotti sul campo. Il vaccino è stato studiato in modo formale con campioni di un certo numero, poi negli ultimi anni, prima di concedere l’autorizzazione definitiva, l’Oms aveva acconsentito di utilizzarlo in alcune nazioni dell’Africa proprio per poter raccogliere ulteriori dati sull’efficacia. Questi dati parlano di una riduzione della malattia grave del 50%. Sembra poco, ma anche ridurre della metà il rischio di morte vuol dire salvare molte vite. Quello che si farà sicuramente sarà aggiungere al vaccino la protezione offerta da altri interventi, ad esempio le misure di prevenzione come l’utilizzo di zanzariere con insetticida.
(Paolo Vites)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.