Quale protezione offre il vaccino anti Covid sviluppato da AstraZeneca? È una domanda che in molti si pongono dopo l’approvazione da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), visto che ha certificato l’efficacia al 60%. Del resto, qualche perplessità era già emersa per l’errore commesso durante la sperimentazione, quando ad una parte di pazienti è stata data per sbaglio una dose dimezzata di vaccino, che però sembra essere più protettiva. Il problema ha riguardato un numero troppo ridotto di soggetti per trarre delle conclusioni, per questo motivo l’Ema ha deciso di non tener conto di questi dati, su cui si stanno attendendo riscontri da un trial ulteriore che è stato disposto.



Ne parla il virologo Roberto Burioni nel suo blog, spiegando anche che «le dosi non sono state somministrate sempre negli intervalli corretti». Il virologo dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano nel suo blog si è detto sinceramente stupito da «una simile approssimazione in uno studio così importante».



BURIONI SU VACCINO ASTRAZENECA E CONTAGIO

D’altra parte, Roberto Burioni ha evidenziato che l’efficacia emersa riguarda comunque il solo dosaggio autorizzato da Ema, non mettendo insieme i due dosaggi. Peraltro, sono in corso studi su dosi diverse. Se la protezione del vaccino di AstraZeneca nei confronti di una forma sintomatica di Covid è del 60%, quella nei confronti di forme gravi è ancora da stabilire, perché ci sono stati pochi casi e il campione non era grande. Ma i dieci casi gravi, con un morto, sono avvenuti tutti tra i non vaccinati, quindi questo fa ben sperare. La protezione offerta invece nei confronti dell’infezione asintomatica invece è praticamente nulla. Il virologo ha spiegato che si sono verificate in egual misura tra vaccinati e non vaccinati. Inoltre, non ci sono dati per affermare una qualunque efficacia nei pazienti al di sopra dei 55 anni. «Faccio però notare che un vaccino che da dati preliminari sembra essere efficace nel ridurre le formi gravi del 90% non è qualcosa da buttare in pattumiera». Per quanto riguarda gli altri vaccini, Burioni ha chiarito che al momento per Pfizer non ci sono dati sulla capacità di impedire la trasmissione, mentre per Moderna ci sono dati preliminari incoraggianti. Ma presto si avranno riscontri maggiori, visto che le vaccinazioni sono estese in Israele e Stati Uniti, dove la diffusione è altissima.