La sperimentazione clinica del vaccino anti-Covid di AstraZeneca messo a punto dall’Università di Oxford è ripresa. I test sui volontari erano stati sospesi mercoledì scorso dopo che era stato riscontrato un effetto collaterale grave a uno di loro. Ma ora è emerso che la reazione avversa non è collegata al vaccino anti-coronavirus, quindi la sperimentazione riparte. «La mancata relazione fra il candidato vaccino e l’evento avverso era evidente, visto che la commissione entro 24 ore dalla riunione si è espressa», ha dichiarato all’AdnKronos Piero Di Lorenzo, amministratore delegato di Irbm di Pomezia, coinvolta nello sviluppo del vaccino. L’analisi del comitato indipendente di esperti è stata rapida. «Se fosse stato un fatto controverso, la commissione avrebbe richiesto molto più tempo, magari mesi. Invece è stato tutto rapidissimo». Questo vuol dire che non c’è il minimo dubbio riguardo la mancata correlazione tra la reazione e il vaccino, quindi si è trattato di un intoppo che peraltro nel cammino di un candidato vaccino ci può anche stare.



VACCINO ASTRAZENECA, “REAZIONE AVVERSA NON COLLEGATA”

Riguardo la sperimentazione di Fase 3 del vaccino di AstraZeneca-Oxford, Piero Di Lorenzo ha spiegato che ci poteva stare una reazione avversa anche perché non sono coinvolti solo volontari sani, «ma anche con patologie importanti», pertanto «è fisiologico e di routine che ci possano essere manifestazioni avverse». Ma poi si dimostra nel 99,9% dei casi che non c’è relazione con il candidato vaccino. Loro comunque erano fiduciosi riguardo il buon esito della valutazione del comitato indipendente di esperti. «I miei scienziati mi hanno detto e ridetto che il lavoro si presenta bene, è fatto bene», ha dichiarato il manager di Irbm all’AdnKronos. Ora riprende rapidamente l’arruolamento di nuovi volontari, invece non cambia nulla per quelli già vaccinati che continuano ad essere monitorati e continueranno ad esserlo. Invece Irbm non ha mai interrotto i test di controllo sulle produzioni nel mondo. «Siccome c’è un interesse nazionale ci siamo messi a disposizione del governo italiano e di AstraZeneca per dare una mano a produrre più dosi. Noi potremmo arrivare a circa 10 milioni all’anno».

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