Nella giornata di ieri, lunedì 18 settembre 2023, si è verificata la prima storica somministrazione del vaccino contro il tumore al fegato. Come si legge sul sito dell’agenzia Ansa, il primo paziente affetto da epatocarcinoma ha ricevuto l’Hepavac-201, primo vaccino al mondo per il tumore epatico contro numerosi target molecolari, che è stato promosso e sponsorizzato dall’Istituto dei tumori Pascale di Napoli. La somministrazione è avvenuta senza effetti secondari gravi, di conseguenza il paziente ha superato indenne lo stop. Nei prossimi giorni il vaccino contro il tumore al fegato verrà somministrato in altri tre pazienti che sono già in lista d’attesa per cominciare il trattamento, così come reso noto dallo stesso istituto dei tumori napoletano.
“Lo sviluppo del vaccino – la nota pubblica dal Pascale in concomitanza con la somministrazione del vaccino – è cominciato nel 2013 ed essere arrivati alla seconda sperimentazione clinica in così pochi anni è un risultato eccezionale per un progetto traslazionale sviluppato in una struttura pubblica. I risultati saranno disponibili entro giugno 2024”. E ancora: “La sperimentazione permetterà di valutare la tollerabilità del vaccino e la sua capacità di indurre una risposta immunitaria. In totale saranno arruolati 10 pazienti”.
VACCINO CONTRO TUMORE AL FEGATO: “COMPRENDE 16 MOLECOLE DIFFERENTI…”
Viene quindi spiegato nel dettaglio come funziona la terapia a base di vaccino contro il tumore al fegato: “Comprende 16 molecole differenti capaci di indurre una risposta antitumorale a largo spettro e di impedire, così, alle cellule tumorali di sfuggire al controllo del sistema immunitario ritardando il ripresentarsi della malattia”.
E ancora: “L’auspicio più grande è che possa eliminare le recidive, migliorare la qualità della vita dei pazienti e prolungarne la sopravvivenza”, sottolineando anche la portata dell’evento: “il vaccino Hepavac potrebbe cambiare totalmente lo scenario del trattamento del tumore del fegato, nei confronti del quale finora non abbiamo una cura definitiva”. L’Irccs ha aggiunto e concluso: “La sperimentazione dimostra ancora una volta quanto l’immunoterapia rappresenti il presente e il futuro prossimo della terapia”.