Ci sarà mai un vaccino contro il Coronavirus? Mentre qualche esperto sostiene addirittura che non ci sarà mai un vaccino poichè si tratta di un virus mutabile, altri credono che la maggiore difficoltà sia nel reperire un vaccino per tutti. Gli Usa hanno finanziato con 450 milioni di dollari l’azienda Moderna e ciò significa che in Italia potrebbe arrivare solo fra tre anni. Differente il discorso legato ad un farmaco risolutivo basato sugli anticorpi bloccanti e che potrebbe essere disponibile già dalla fine dell’anno. A mettere in guardia l’Italia sulle insidie legate alla corsa al vaccino è stato Pier Paolo Pandolfi, professore di Biotecnologia e Biologia del cancro alle Università di Harvard e Torino che in una intervista a Il Messaggero ha spiegato perchè da noi potrebbe arrivare in ritardo: “si dovrebbe distribuire su scala globale, ma la produzione diventerebbe uno dei problemi più seri”, ha commentato. “Il vaccino poi non è stabile, continuamente muta, dovremo fare un vaccino semestrale o annuale e questo richiederà uno sforzo mostruoso”, ha proseguito. L’alternativa sarebbe rappresentata dall’anticorpo bloccante, un farmaco che, spiega ancora l’esperto, “daremo solo ai pazienti con una sintomatologia avanzata come lo sviluppo della polmonite”. A differenza di altri colleghi però Pandolfi è positivo sull’arrivo di un vaccino: “si troverà un vaccino, perché questo virus è molto immunogenico, viene visto molto bene dal sistema immunitario”, dice. “Ma ci vorranno anni produrne in vasta scala”. In caso di mutazione del virus sarà richiesto uno sforzo maggiore. “L’anticorpo bloccante viene prodotto in tempi molto più brevi e si può adattare al tipo di virus. Nel giro di settimane”, spiega ancora.



VACCINO CORONAVIRUS NON SARÀ PER TUTTI: LE PREVISIONI DEL PROF. PANDOLFI

Al momento è troppo presto, secondo il prof. Pandolfi, stabilire con certezza se il virus si stia davvero indebolendo: “Dovrebbe avere meno capacità di resistere sulle superfici. E se scema l’infettività, diminuisce l’impatto sul sistema sanitario”. Buone speranze sono legate all’arrivo degli anticorpi bloccanti già in autunno, i cui tempi sono decisamente più brevi rispetto al vaccino. “Diventerà fondamentale produrlo per il proprio paese. Vedo difficile che a livello europeo ci possa essere un centro comune”, spiega in merito al futuro farmaco. Il progetto è nato in Canada e la speranza è che possa presto arrivare in Italia per la sperimentazione clinica. Tuttavia, in vista della possibilità di avere in futuro anche un vaccino contro il Coronavirus, il pericolo concreto è che possano insorgere anche tensioni internazionali dal momento che obiettivamente solo i più ricchi – sia singoli cittadini che intere nazioni – saranno privilegiati. Pandolfi in merito commenta: “Le nazioni che hanno un Pil più alto avranno la possibilità di fare offerte più elevate alle industrie farmaceutiche. Ci sarà un problema non solo di accaparramento e produzione, ma anche di prezzi delle dosi”. L’esperto auspica dunque in un maggiore senso morale e sociale “perché il vaccino sia diffuso a più persone possibili”.

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