VACCINO COVID-19?/ Negli Usa il “metodo Ebola” è la strada giusta per arrivare prima
L’attesa spasmodica per un vaccino che aiuti a combattere e vincere il Covid-19 spinge a lanciare spesso dai media annunci che poi si scopre come siano da prendere con le molle. “In una settimana le piattaforme che stanno studiando un vaccino sono passate da 70 a oltre cento” afferma il professor Giorgio Palù, virologo dell’Università di Padova e già presidente della Società europea di virologia. “Conosco personalmente la società americana di biotecnologia Moderna, che si trova nei pressi di Boston, la prima a specializzarsi negli ultimi dieci anni a sviluppare Rna modificato chimicamente”. La notizia, infatti, è che i primi risultati della sperimentazione sul potenziale vaccino per il coronavirus sono stati positivi: otto persone che si sono sottoposte volontariamente alla sperimentazione hanno sviluppato anticorpi in modo del tutto simile ai pazienti di Covid-19 guariti. Il potenziale vaccino, inoltre, finora ha dimostrato di essere ben tollerato, non ha cioè presentato effetti collaterali.
Professore, l’inoculazione del prototipo di vaccino ha sviluppato nei volontari anticorpi uguali ai pazienti guariti. Siamo finalmente davanti a qualcosa di serio?
La Moderna è senz’altro una società affidabile, non a caso lavora con l’Istituto nazionale americano delle allergie e delle malattie infettive guidato dal virologo Anthony Fauci, la stessa persona messa a capo della task force americana contro il virus.
Che significa che i volontari sono stati sottoposti a test clinici con Rna messaggero-1273?
L’Rna è il primo acido nucleico depositario della vita nel pianeta, quando la vita si è formata 4 miliardi di anni fa. È la prima molecola, che però ha il difetto che si può degradare facilmente, non entra cioè in modo facile nelle cellule. Alla Moderna lo hanno chimicamente modificato. Una volta conosciuta la sequenza del genoma dopo che i cinesi l’hanno isolato, l’azienda ha fabbricato il gene che codifica la proteina Spike, che dà il nome al virus, corona, quella fluorescenza di proteine che vediamo in tutte le immagini.
Quindi cosa è stato fatto?
Lo hanno reso in forma di Rna messaggero, così che possa essere tradotto nelle cellule. Per entrare ha bisogno di un mezzo di trasporto, perciò hanno usato dei liposomi e lo hanno inoculato ad alcuni donatori. In questo modo hanno saltato il test su animali. Dopo una settimana avevano già un allestimento vaccinale preparato sotto forma di Rna, la molecola che costituisce il genoma virale è positiva perché già preparata in forma di messaggero. Una volta che arriva nella cellula, può già essere tradotta in forma di proteine.
Solitamente un vaccino o un farmaco si testa sempre su degli animali, questa fase è stata saltata: perché?
Tutti i vaccini e i farmaci devono superare tre fasi: nella prima si aggiusta il dosaggio, nella seconda si controlla l’efficacia, nella terza si fa un controllo con lo stesso componente del farmaco senza principio attivo. I donatori vengono selezionati a caso, neppure il medico sa chi ha la malattia e chi no. Ma tutto questo richiede dai 5 ai 7 anni di tempo.
Così invece si accelera l’iter?
Esatto. È stata seguita la stessa procedura con l’ebola, si va subito sul volontario per vedere se produce anticorpi neutralizzanti per poi provarli in fase sperimentale. È una procedura autorizzata quando si è davanti a pandemie come l’ebola, che aveva infettato 40mila persone e con una mortalità pari al 90%. Ripeto: è un approccio sperimentale.
L’Imperial College di Londra e l’Università di Oxford stanno invece lavorando a un vaccino che utilizza un adenovirus come vettore. Cosa significa?
Ci sono almeno 5 piattaforme vaccinali. I vaccini si possono fare come negli anni 20 o 50 per la tubercolosi o per la parotite: si prende il virus, lo si inattiva con il calore poi lo si inocula. Si può modificarlo geneticamente come il virus del morbillo. Oggi lo si fa in maniera genetica, modificandola. Nel caso del Covid, siccome non posso iniettare un virus che ha ucciso migliaia di persone, si usa un virus come l’adenovirus dello scimpanzé, che nell’uomo provoca al massimo un raffreddore. In questo modo si provoca una infezione naturale, che è il modo migliore per immunizzarsi. O ancora, si può usare un virus depotenziato che meglio esprime gli anticorpi.