La campagna di massa per il vaccino anti Covid partirà in estate. È Nicola Magrini, direttore dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), a fornire per la prima volta dati e tempi sulla vaccinazione. Con il primo vaccino disponibile, che è quello di Pfizer, l’Italia avrà nel gennaio 2021 a disposizione 1,7 milioni di dosi. «Ma se i dati saranno confermati, i vaccini saranno tre», ha spiegato Magrini nell’intervista rilasciata a “Mezz’ora in più”. Di conseguenza, nel giro di tre mesi, da gennaio a marzo, «potremo avere una capacità vaccinale fino a 10 milioni». Il numero uno dell’Aifa si è espresso anche sulla polemica relativa alla sicurezza del vaccino, assicurando che non vi sono dubbi in tal senso. «Tutte le fasi di validazione e valutazione sono state rispettate, nessuna tappa è stata saltata». Per quanto riguarda la distribuzione dei vaccini, Magrini ha chiarito che il commissario straordinario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, sta lavorando ad «un piano simile a quello tedesco». Tutto però dipende dalla disponibilità di gennaio, quando ci saranno le approvazioni e si saprà con certezza i milioni di persone vaccinatili mese per mese.
VACCINO COVID, AIFA SU CAMPAGNA DI MASSA E NO VAX
Sono stati pensati criteri graduali per il piano di somministrazione del vaccino anti Covid. Nel primo trimestre del 2021 non ci sarà una vaccinazione di massa. Questa partirà infatti in estate. Per non lasciare spazio al coronavirus, secondo il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) dovrebbe vaccinarsi il 70-75% della popolazione. «Uno, due, poi tre milioni al mese di diversi vaccini, che andranno tenuti rigorosamente separati. L’importante sarà fare sempre il richiamo con lo stesso tipo», ha spiegato Nicola Magrini a Rai 3. Per quanto riguarda la stima delle adesioni alla vaccinazione offerta ai soggetti a rischio, ritengono che sarà di molto superiore al 75%. «Quando passeremo alla vaccinazione di massa, l’adesione dovrebbe superare comunque il 70%», ha aggiunto Magrini. Questi si dice contrario all’obbligatorietà, che andrebbe riservata «solo in casi estremi, come al personale sanitario e a quello delle Rsa», ma auspica un coinvolgimento importante e soprattutto dialogo con il movimento no-vax, che definisce «il movimento della paura dei vaccini è un fenomemo molto ampio, definito l’anno scorso dall’Oms una minaccia globale che ha radici profonde nella diffidenza».