Il vaccino Covid Astrazeneca sotto attacco di hacker che hanno l’obiettivo di ritardare la corsa: così Piero Di Lorenzo ai microfoni di Repubblica. Il presidente della Irbm di Pomezia – ha prodotto materialmente il vaccino della società anglo-svedese – ha commentato la notizia di pochi giorni fa, ovvero l’obbligo di test supplementari: «É fuori luogo parlare di errore che ha bloccato la sperimentazione. La verità è che in un lotto di fiale usato su un gruppo di volontari era stata inserita una quantità minore di prodotto. La cosa, venuta fuori subito dopo la vaccinazione, è stata immediatamente comunicata alle Agenzie regolatorie con una integrazione del protocollo sperimentale. Dall’analisi dell’intero protocollo fatta alla fine della fase 3, si è visto che proprio quella linea aveva una efficacia molto maggiore delle altre e cioè del 90 per cento». Di Lorenzo ha poi spiegato che sono stati resi noti due livelli di efficacia – 70% e 90% – per «dare pubblicità a tutti i singoli risultati delle vari e linee del protocollo», evidenziando poco dopo che la disavventura che ha portato allo stop della sperimentazione (un errore nell’infialamento di una dose) «è stato strumentalizzato per screditare la sperimentazione e ritardare l’arrivo sul mercato del nostro prodotto».



VACCINO COVID ASTRAZENECA, LE PAROLE DI DI LORENZO

Piero Di Lorenzo ha evidenziato ai microfoni di Repubblica che la normalità del vaccino Covid Astrazeneca è finita da quando è stato reso pubblico quale sarebbe stato il prezzo di vendita del vaccino, ovvero 2,80 euro a dose: «Da allora abbiamo cominciato a subire attacchi hacker professionali violentissimi, che si sono intensificati quando è stata resa pubblica la quantità di oltre tre miliardi di dosi che sarebbe stata prodotta. Ne abbiamo avuti sette molto pesanti». Il numero uno dell’Irbm di Pomezia non ha aggiunto molto altro, se non che sono attacchi lanciati dall’estero, mentre si è sbilanciato un po’ sull’obiettivo: «Entrare nel server dell’Irbm, rubare i dati sensibili dell’operazione vaccino. Solo grazie agli specialisti e alle difese aziendali, e con l’aiuto delle istituzioni preposte, abbiamo potuto resistere. Ma pensi che ora non possiamo più utilizzare mail e telefoni per tutte le comunicazioni di dati sensibili e le garantisco che è un bel granello di sabbia nell’ingranaggio».

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