Gli effetti del vaccino anti-Covid sulle persone a rischio continuano a essere mesi sotto la lente di ingrandimento della comunità scientifica che, in determinati casi, ha consigliato ad alcuni pazienti di non sottoporsi alla somministrazione del farmaco contro il coronavirus per evitare di andare incontro a delle complicazioni. È questo il caso della sindrome di Berger, una malattia renale caratterizzata da accumulo di un particolare tipo di anticorpi, che se “sopita” potrebbe essere riattivata dalla somministrazione del vaccino. Si tratta di ipotesi in quanto non si conosce un numero precisato di pazienti affetti dalla sindrome che hanno ricevuto il vaccino e hanno avuto reazione avversa, ma dagli studi è possibile dare una risposta a chi attende da mesi il proprio turno per la somministrazione.
Tramite il Corriere della Sera Arrigo Schieppati, ricercatore al Centro di coordinamento Rete regionale malattie rare dell’Istituto Negri, ha provato a dare una risposta: “Dall’inizio della campagna di vaccinazione di massa, sono state segnalate diverse reazioni immuno-mediate, come per esempio la malattia di Berger (o IgaN, nefropatia da IgA). Sono stati descritti casi di persone già affette che hanno avuto una ricomparsa di ematuria macroscopica, e proteinuria, e casi rilevati per la prima volta. Questi ultimi potevano essere già affetti da forme lievi di malattia che ignoravano di avere. Per stabilire quanto potrebbe essere frequente questo tipo di complicanza nei pazienti con IgAN, non dovremmo solo sapere quanti casi sono stati segnalati, ma anche quanti pazienti affetti dalla malattia sono stati vaccinati senza problemi“.
SINDROME BERGER E VACCINO COVID, LE COMPLICANZE
Schieppati, nel corso dell’intervento al Corriere, ha specificato: “I nefrologi hanno descritto le caratteristiche di base, il tipo di vaccino e gli esiti clinici di 13 pazienti che hanno avuto una nuova diagnosi o recidiva di glomerulonefrite dopo vaccinazione. Dei 13 pazienti, 8 hanno avuto una nuova diagnosi e 5 una recidiva. L’età media era di 62 anni. La nefropatia da IgA è stata la più comune nella serie. Tutti i casi di IgA recidivanti sono migliorati spontaneamente entro 1 o 2 settimane. Secondo gli autori queste segnalazioni non devono mettere in discussione l’indicazione a vaccinarsi, anche in presenza di una nefropatia glomerulare nota“.
“Peraltro casi di nuova/recidivata IgAN sono stati segnalati anche in associazione alla malattia Covid, le cui complicanze a breve e lungo termine possono essere devastanti. In letteratura non sono segnalati al momento casi di recidiva di malattia glomerulare in seguito alla somministrazione della dose di richiamo, sia che questa sia stata eseguita con lo stesso vaccino, o con un altro vaccino. Nessuno può quindi prevedere cosa potrebbe succedere se si sottoponessero alla vaccinazione” ha concluso Schieppati al Corriere.