Il professor Byram Bridle torna all’attacco del vaccino Covid. L’immunologo, docente presso l’Università veterinaria di Guelph, nell’Ontario, è un volto noto tra i no vax. Sin dall’inizio della pandemia Covid ha, infatti, contribuito alla disinformazione e alla diffusione di fake news. Convinto che i vaccini siano stati somministrati senza le dovute sperimentazioni, può vantare un sito a lui dedicato dove vengono raccolte da alcuni canadesi tutte le sue affermazioni pseudoscientifiche, opportunamente smontate. Ad esempio, nel settembre 2021 scriveva che la proteina Spike sia tossica, si sposti di tessuto in tessuto, passando dal flusso sanguino al latte materno, per questo avrebbe causato la morte di un bambino di sei mesi.
Ma è anche convinto che la proteina Spike causi infertilità, oltre che problemi cardiaci e neurologici. Recentemente è tornato alla carica per i casi di epatite pediatrica di origine sconosciuta, associandoli al vaccino Covid. Uno degli aspetti curiosi è che la clinica veterinaria dove lavora aveva ricevuto 230mila dollari nel 2020 per lo sviluppo di un vaccino Covid, ma il progetto non ebbe alcun successo. Proprio da quel momento il professor Byram Bridle è diventato un convinto portavoce dei no vax e di tali teorie.
LA NARRAZIONE SULLA PROTEINA SPIKE
«Abbiamo commesso un grosso errore. Pensavamo che la proteina spike fosse un ottimo antigene bersaglio; non sapevamo che la proteina spike stessa fosse una tossina e una proteina patogena. Quindi, vaccinando le persone, inavvertitamente le inoculiamo con una tossina», le sue parole. In un recente articolo pubblicato sul sito Mercola vengono rilanciate tali teorie, condivise poi nelle ultime settimane sui social. C’è un grave errore di fondo. I vaccini fanno produrre all’organismo la proteina spike affinché il sistema immunitario impari a riconoscerla e a sviluppare gli anticorpi. Ma quella prodotta dal vaccino è diversa da quella dell’infezione. Il vaccino Covid, infatti, contiene solo una copia del progetto per assemblare una proteina non infettiva dell’involucro virale.
Se pure riuscisse a diffondersi nel sangue, la risposta immunitaria farebbe sparire ogni traccia, come accaduto in 13 soggetti studiati. Nessuno studio, inoltre, dimostra la tossicità della spike prodotta tramite il vaccino anti Covid. Ma non è la prima volta che si tenta di affermare che la glicoproteina spike sia collegata alle peggiori patologie, c’è una vera e propria narrativa in tal senso. Si parla di suicidio programmato delle cellule, confondendo l’apoptosi, che si verifica naturalmente nell’organismo per il ricambio generazionale delle cellule, con la necrosi dei tessuti, che è ben altro e non si verifica nei vaccinati.
LE TEORIE DEL PROF BYRAM BRIDLE
Il professor Byram Bridle spiegava di aver avuto accesso allo studio di biodistribuzione della Pfizer dall’agenzia regolatori giapponese, scoprendo così un problema riguardo il vaccino Covid. Riguarda appunto la proteina spie viene distribuita nell’organismo nel giro di poche ore. Un problema serio, perché «è una tossina che ha dimostrato di provocare danni cardiovascolari e neurologici. Ha anche una tossicità riproduttiva e i dati di biodistribuzione di Pfizer mostrano che si accumula nelle ovaie delle donne». Secondo tale ricercatore, «la proteina spike si lega ai recettori piastrinici e alle cellule che rivestono i vasi sanguigni. Quando ciò accade, può far sì che le piastrine si aggreghino, dando luogo a coaguli di sangue, e/o causare emorragie anomale».
Inoltre, cita documenti presentati all’Ema che dimostrerebbero come il vaccino Covid Pfizer non abbia seguito le pratiche di gestione della qualità standard durante gli studi di tossicologia proclitica e che alcuni studi chiave non hanno rispettato gli standard di laboratorio. Niente che trovi riscontro nella realtà. Ad esempio, lo studio che riguarda l’agenzia regolatori giapponese è una ricerca pre-clinica di Pfizer sui topi, presentata nel 2020 alla Sanità giapponese. I ricercatori valutavano come si concentra il vaccino nel corpo e come viene poi smaltito, non riscontrando alcun effetto tossico rilevante. «Non sono stati osservati risultati di tossicità indicativi di danno epatico negli studi di tossicità a dosi ripetute nei ratti», scrivevano gli autori.