A quasi tre anni dall’inizio della pandemia Covid sono ancora tanti gli interrogativi sui vaccini per le donne in gravidanza e allattamento e sulla fertilità. Ciò è dovuto soprattutto alla mancanza di dati conclusivi sulla sicurezza ed efficacia per questo target di popolazione. Ed è il motivo per il quale diversi Paesi hanno previsto la vaccinazione per le donne incinte o in allattamento a maggior rischio di esposizione al coronavirus o di sviluppare Covid grave. Inoltre, le raccomandazioni prevedevano una valutazione individuale del profilo rischio-beneficio. In Italia le cose sono cambiate ad ottobre, quando so è deciso di raccomandare il vaccino Covid e le sue dosi di richiamo a tutte le donne in gravidanza in qualsiasi momento della gestazione, per quanto riguarda le donne che allattano, senza necessità di interrompere l’allattamento, perché “non espongono il lattante a rischi e gli permettono di assumere anticorpi contro SARS-CoV-2 tramite il latte“.
Del resto, per quanto riguarda Pfizer, ad esempio, negli studi di tossicità generale, la valutazione macroscopica e microscopica dei tessuti riproduttivi maschili e femminili non ha mostrato alcuna evidenza di tossicità. Ma è comunque in corso uno studio combinato sulla fertilità e sullo sviluppo (che comprende teratogenicità e indagini postnatali) nei ratti, come spiegato dal governo britannico nel “Summary of the Public Assessment Report for COVID-19 Vaccine Pfizer/BioNTech“.
VACCINO COVID E RISCHI FERTILITÀ: COSA C’È DI VERO
Ed è proprio in questo documento che si legge che “l’assenza di dati sulla tossicità riproduttiva” è dovuta alla “rapidità con cui è stato identificato e selezionato il vaccino a base di mRNA COVID-19 BNT162b2 per i test clinici e il suo rapido sviluppo per soddisfare un bisogno sanitario urgente“. Nel documento si precisa che in linea di principio “una decisione sull’autorizzazione di un vaccino potrebbe essere presa in queste circostanze senza i dati degli studi di tossicità riproduttiva sugli animali, ma ci sono studi in corso e saranno forniti quando disponibili“. Il governo britannico, dunque, ritiene che “non sia possibile fornire sufficienti rassicurazioni sull’uso sicuro del vaccino nelle donne in gravidanza: tuttavia, l’uso nelle donne in età fertile potrebbe essere supportato a condizione che gli operatori sanitari siano avvisati di escludere una gravidanza nota o sospetta prima della vaccinazione. Anche le donne che allattano al seno non dovrebbero essere vaccinate“. Vengono definiti giudizi che “riflettono l’assenza di dati al momento e non riflettono una specifica preoccupazione“. La contraddizione è evidente rispetto a quanto indicato in Italia, ma come riportato da Associated Press per fare chiarezza in particolare dopo un’ondata social di preoccupazione, si tratta di una relazione sintetica sul vaccino di Pfizer pubblicata dall’agenzia di regolamentazione medica del Regno Unito alla fine del 2020 come parte del processo di autorizzazione iniziale. L’agenzia ha confermato che dati successivi e reali supportano la vaccinazione durante la gravidanza e l’allattamento.
Funzionari sanitari hanno ribadito nelle scorse settimane che il governo britannico è a favore, non contro, la vaccinazione delle persone in gravidanza. La sezione “Conclusioni sulla tossicità” suggeriva di non vaccinare le donne in gravidanza o in fase di allattamento, ma diceva anche che le raccomandazioni “riflettono l’assenza di dati al momento e non riflettono una specifica preoccupazione”. Ma quella sezione specifica rifletteva ciò che si sapeva quasi due anni fa, quando il vaccino è stato lanciato per la prima volta – e prima che fossero disponibili ulteriori dati. Infatti, l’MHRA in una dichiarazione all’Associated Press ha spiegato “il testo a cui si fa riferimento nei post sui social media proviene dal Public Assessment Report (PAR) che riflette la nostra valutazione al momento dell’approvazione del vaccino (2 dicembre 2020)“. Da allora sono emersi nuovi dati (sia non clinici che del “mondo reale” successivi all’autorizzazione) che supportano il consiglio aggiornato di vaccinare le persone in gravidanza e in allattamento. Infatti, il gruppo consultivo indipendente, il Joint Committee on Vaccination and Immunisation (Comitato congiunto per le vaccinazioni e le immunizzazioni), raccomandava nei mesi scorsi di offrire un richiamo autunnale alle donne in gravidanza che sono state precedentemente vaccinate.