Dal vaccino intramuscolare a quello intranasale. Potrebbe essere questa la nuova frontiera dei vaccini anti Covid. Quelli attualmente disponibili sono efficaci nel ridurre la gravità dei sintomi e il rischio di morte, ma non sembrano in grado di impedire la trasmissione. Quelli intranasali potrebbero allora impedire al coronavirus di arrivare nel naso, di replicarsi e quindi di infettare gli altri tramite tosse e starnuti. L’idea è quindi di puntare su vaccini che inducano anticorpi anche nella mucosa nasale. “È molto difficile proteggere il tratto respiratorio superiore con questi vaccini sistemici”, ha spiegato Vincent Munster dell’Istituto nazionale di allergia e malattie infettive (NIAID), come riportato da Jama. Per questo si sta già lavorando ad un vaccino di questo tipo. I test sugli animali sono sembrati promettenti e ora sono in corso studi clinici di fase 1 in individui sani. “Pensiamo che i vaccini intranasali siano importanti perché hanno il potenziale di bloccare la trasmissione”, ha dichiarato Martin Moore, CEO e co-fondatore di Meissa Vaccines, che ha lanciato la sperimentazione di fase 1 del suo vaccino anti Covid intranasale.



I vaccini intranasali non offrono solo il vantaggio di bloccare la trasmissione del coronavirus, ma si rivelano anche facili da somministrare, anzi si potrebbe procedere anche autonomamente con la somministrazione. “La somministrazione è incredibilmente semplice. Devi solo spruzzarlo nel naso. Questo non richiede anni di formazione”, ha confermato Paul Spearman, direttore di Malattie infettive al Cincinnati Children’s Hospital Medical Center, secondo cui c’è molto interesse nell’usare un vaccino intranasale.



VACCINO PROTETTIVO E CONTRO TRASMISSIONE

Ma quel che conta è che questi vaccini inducano una risposta immunitaria sistemica forte alla pari dei vaccini iniettati per via intramuscolare. Uno studio recente condotto da Vincent Munster ha evidenziato che il vaccino intranasale può effettivamente indurre entrambi i tipi di immunità, quella che blocca la trasmissione e quella che protegge da forme gravi di Covid e morte. Non solo: è emerso che il vaccino intranasale ha suscitato livello più alto di anticorpi. “Speravamo che almeno questo vaccino avrebbe tenuto testa a quello iniettato, ma in realtà sembra davvero buono nell’indurre quella forte risposta sistemica”, ha dichiarato Munster. Inoltre, i ricercatori hanno trovato meno particelle virali nei tamponi nasali dei criceti immunizzati con il vaccino intranasale. Il team ha somministrato due dosi di questo vaccino a quattro scimmie rhesus, ottenendo livelli di anticorpi simili a quelli delle persone guarite dal Covid. Esposte al coronavirus, le quattro scimmie vaccinate avevano meno particelle virali nel naso e nel tessuto polmonare rispetto ad altrettante scimmie non vaccinale. Nessuna delle scimmie vaccinate esposte al coronavirus ha sviluppato sintomi di polmonite, mentre tre scimmie non vaccinate sì. Ma lo studio è troppo ristretto, quindi servono ulteriori indagini per confermare le indicazioni emerse. E infatti i ricercatori dell’Università di Oxford stanno conducendo uno studio del vaccino intranasale AstraZeneca sugli esseri umani. Come evidenziato da Jama, mentre il vaccino di AstraZeneca usa un nuovo vettore basato su adenovirus di scimpanzé, quello intranasale sviluppato da CyanVac LLC (Usa) usa un vettore del virus parainfluenzale 5 (PIV5) che è anche noto come virus parainfluenzale canino, usato per oltre 40 anni come “ingrediente” del vaccino contro il cimurro canino.



IN CORSO SPERIMENTAZIONI SU VACCINI INTRANASALI

L’unica preoccupazione riguardo i vaccini intranasali è che potrebbero scatenare malattie respiratorie, quindi nella sperimentazione sono escluse persone con malattie polmonari, asma e altri disturbi del tratto respiratorio. Invece il candidato vaccino intranasale Covid-19 di Meissa usa il virus respiratorio sinciziale (RSV) vivo attenuato che è stato ingegnerizzato per esprimere la proteina spike di Sars-CoV-2 al posto delle proteine di superficie della membrana dell’RSV. Ma CDC raccomanda di non somministrare i vaccini a virus vivi attenuati a persone che sono immunocompresse gravemente o incinte, in virtù di un potenziale rischio per il feto. Sono però vaccini che forniscono una migliore immunogeniticità con una singola dose in quanto auto-replicanti. È improbabile comunque che i vaccini a Rna messaggero, come quelli di Pfizer e Moderna, possano essere formulati come vaccini intranasali efficaci: “Non si può semplicemente prendere qualsiasi vecchio vaccino e metterlo nel naso e chiamarlo un vaccino intranasale”, ha dichiarato Martin Moore, come riportato da Jama. Il suo studio, non ancora sottoposto a revisione, ha evidenziato che una riduzione di oltre 200 volte della diffusione virale nelle scimmie verdi africane. Quel che conta ora per i ricercatori è ottenere gli stessi risultati emersi con gli studi sugli animali, e ciò non è affatto scontato. Lo dimostra il caso di Gaithersburg, azienda del Maryland, che ha sviluppato un vaccino intranasale AdCOVID che però non ha stimolato un’adeguata risposta immunitaria.