La notizia secondo cui il vaccino di Moderna riuscirebbe a proteggere non solo contro lo sviluppo dell’infezione da Covid ma anche contro la possibilità di contrarre e trasmettere il virus ha suscitato gli entusiasmi della comunità scientifica. Come il vaccino di Pfizer, anche quello di Moderna è un vaccino a Rna, motivo per cui c’è da sperare – ce lo chiarisce il virologo Fabrizio Pregliasco – che la formulazione dell’americana Moderna non sia l’unica a garantire questo vantaggio. Il piano vaccinale intanto parte con la somministrazione simbolica a fine dicembre del vaccino Pfizer-Biontech anche in Italia, e la distribuzione successiva di uno o dell’altro preparato dipenderà dalle indicazioni tecniche specifiche che saranno fornite per i singoli vaccini.
Professore, la notizia secondo cui il vaccino di Moderna proteggerebbe anche dalla trasmissione del virus ha suscitato molti entusiasmi.
La modalità rituale di questi studi clinici su vaccini o farmaci prevede l’individuazione di obiettivi primari e secondari. Non sappiamo ancora bene tutto quello che è stato depositato da tutte le aziende. Il vaccino Pfizer aveva come obiettivo primario quello di ridurre la possibilità di sviluppare la malattia, quindi la malattia clinica dopo l’infezione, però fra gli obiettivi secondari c’era anche questo elemento; non è stato pubblicizzato tutto del dossier informativo.
Moderna sembra in grado di mantenere questa promessa.
Moderna si è sbilanciata su questo evidentemente rispetto ad alcuni studi, ma per entrambi i vaccini, Pfizer e Moderna, non abbiamo la contezza complessiva dei dati. La discussione che si può fare verte sulle preliminari informazioni date da pubblicazioni scientifiche in cui sono confluiti gli studi, oltre che sulle dichiarazioni generali che sono state rilasciate.
Il beneficio del vaccino Moderna quindi potrebbe essere offerto anche dagli altri vaccini?
Esattamente. Moderna utilizza lo stessa tecnologia dell’Rna; il ragionamento, da verificare, è: se lo fa uno perché non dovrebbe farlo anche l’altro? Peraltro è un vantaggio abbastanza normale per la gran parte delle vaccinazioni umane quello di proteggere non solo dalla malattia ma anche dalla trasmissione del virus.
Perché allora ci sono stati dubbi su questo?
È un dubbio che è stato messo in evidenza da subito, ma raccontato così crea un’ulteriore insorgenza di dubbi (per non dire disaffezione) in quella quota rilevante di italiani che oggi di fronte al vaccino dice: fallo prima tu. Sarà dura. Io mi sono messo a disposizione per farmi vaccinare in Tv.
Lei farà il vaccino Pfizer?
Farò quello che mi sarà dato, se i vaccini saranno autorizzati c’è da stare tranquilli. So che la valutazione è ormai attenta, l’Ema negli ultimi anni ha mostrato grande attenzione e scrupolo. Purtroppo abbiamo visto ragionamenti che sono anche di tipo geopolitico, come la scelta, secondo me dettata solo da motivi politici, della Gran Bretagna.
Perché?
Avrebbero dovuto seguire l’Ema, in teoria fino al 31/12 sono ancora in Europa, però hanno voluto fare per primi. Direi che è un risultato meramente simbolico visto che hanno solo 800mila dosi e quindi possono vaccinare 400mila persone. Queste due settimane d’anticipo non cambiano la storia della malattia in Gran Bretagna.
In Italia disporremo di molte meno dosi di Moderna rispetto a Pfizer. In base a cosa si deciderà a chi somministrare quale vaccino?
Aspettiamo di conoscere il contenuto effettivo di quello che viene detto bugiardino, la scheda tecnica su cui ci sarà anche l’elencazione delle persone che possono essere vaccinate. Per esempio il vaccino Pfizer per ora è indicato dai 16 anni in su, non perché ci siano effetti negativi sulle persone più giovani ma perché le registrazioni, le autorizzazioni si basano sulle casistiche riportate. Evidentemente i primi studi li hanno fatti, come sempre accade, nei soggetti sani adulti.
Quindi aspettiamo i bugiardini?
Ci sarà da vedere i bugiardini effettivi, per esempio l’AstraZeneca mi risulta abbia dato risultati nei più giovani, quindi andrà somministrato sotto i 55 anni. Dobbiamo valutare le peculiarità specifiche e le autorizzazioni che si avranno più avanti. Dipenderà anche dalla velocità della disponibilità, sicuramente i vaccini che arriveranno più avanti saranno destinati a questo punto alla popolazione generale. C’è comunque un elemento importante al di là degli aspetti geopolitici più biechi.
Quale?
C’è un grande interesse delle istituzioni verso i vaccini perché la malattia crea problemi economici, le ospedalizzazioni costano al servizio sanitario nazionale. È nell’interesse di tutti la scommessa di vaccinare il più velocemente possibile la popolazione, così come la possibilità reale di riuscire convivere col virus in modo più vivibile rispetto ad ora, perché i meccanismi di lockdown, più o meno colorati o variegati, stanno dimostrando che si riesce solo a mitigare ma non a ridurre in modo consistente la diffusione della malattia.
Iniziamo a dicembre, quindi.
Ci saranno le prime vaccinazioni simboliche a fine dicembre, simboliche ma utili perché confermano la coesione dell’Europa. Per il resto il destino è quello già segnato, proteggere anzitutto le persone fragilissime e gli operazioni sanitari.
(Emanuela Giacca)