Il Comitato tecnico scientifico (CTS) che per i quasi due anni pandemici è stato protagonista della lunga stagione di divieti ed obblighi – già nel marzo del 2021 dubitava della capacità del vaccino contro il covid di fermare i contagi: la scoperta è stata fatta dall’associazione Contiamoci (citata dal quotidiano La Verità) che è entrata in possesso di un verbale datato 29 marzo 2021; una data importante perché solamente due giorni dopo lo stesso CTS impose l’obbligo per tutti i sanitari di sottoporsi al vaccino contro il covid per continuare a svolgere la loro professione, senza dimenticare il criticatissimo Green Pass che sarebbe entrato in vigore da lì ad pochi mesi.
Facciamo un passo indietro e ricostruiamo i contorni del verbale del CTS, che era riferito ad una riunione eccezionale per definire lo “svolgimento in sicurezza delle procedure concorsuali pubbliche” e le misure “adeguate a garantire lo svolgimento (..) delle attività scolastiche”. Due i pareri espressi: nel primo si riconosce la necessità di garantire lo svolgimento dei concorsi in un periodo in cui non si parlava ancora troppo del vaccino contro il covid, imponendo (e non è certo una novità) le ormai note mascherine, il distanziamento, ingressi ed uscite separate per i candidati e l’areazione delle stanze d’esame, senza dimenticare il certificato di negatività del tampone.
LA VERITÀ SULL’EFFICACIA DEL VACCINO COVID OMESSA DAL CTS..
Più interessante, però, è il secondo parere: nel verbale del CTS, infatti, si legge chiaramente che è impossibile “esentare i soggetti” che avevano già ricevuto il vaccino contro il covid “dall’obbligo di presentare, all’atto dell’ingresso nell’area concorsuale, un referto relativo a un test antigienico riferito ad epoca non antecedente a 48 ore dalla data di svolgimento delle prove”. In altre parole il ‘sommo’ Comitato già il 29 marzo 2021 riconosceva (senza dirlo apertamente) che il vaccino contro il covid non era in grado di fermare l’infezione o i contagi, tanto che i candidati vaccinati non potevano essere esentati dalla presentazione di un tampone rapido o molecolare.
Verrà da dire che non c’è nulla di particolare, perché almeno in quelle prime fasi concitate dalla pandemia e delle vaccinazioni più o meno ovunque funzionava così; ma la situazione assume un aspetto diverso se si guarda poche righe dopo, dove il CTS motiva l’obbligo di tampone anche a fronte del vaccino covid, “allo stato delle conoscenze scientifiche attuali [che] non consentono di escludere la capacità di contagio nei soggetti vaccinati, pur asintomatici”, collegando il tutto alla più classica “esigenze di prevenzione del rischio sanitario”. Non è chiaro come si sia passati dai dubbi sull’efficacia del vaccino all’obbligo imposto – in un primo momento, esattamente l’1 di aprile dello stesso anno – ai sanitari e (in un secondo momento) al resto della popolazione.