Dopo la partenza della campagna di vaccinazione di massa in Italia sono scattate le polemiche per la lentezza con cui si stanno inoculando le dosi di vaccino Pfizer-BioNTech. Ma all’orizzonte c’è un’altra questione spinosa: il rischio che manchino le seconde dosi per i richiami. A lanciare l’allarme sono gli assessori regionali alla Sanità, tra cui prevale l’incertezza in merito alla disponibilità delle riserve. Filippo Saltamartini, assessore alla Sanità delle Marche, alla Stampa parla di una «situazione disastrosa» per quanto riguarda le forniture. «Abbiamo allestito nei palasport una rete di centri per effettuare tamponi e vaccinazioni di massa, ma non abbiamo le dosi necessarie», ha aggiunto, spiegando che contatterà nuovamente il commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri per capire se le promesse verranno mantenute. «Il commissario si era impegnato ad assumere medici e infermieri per la campagna di immunizzazione e invece ora dobbiamo trovarli noi sul mercato». Per Saltamartini si tratta della «stessa mancanza di programmazione che c’è stata per le visite domiciliari». Il problema è che stanno aspettando le dosi e non sanno quando arriveranno. «È un silenzio che impedisce la programmazione delle due dosi e la comunicazione ai cittadini. Se non abbiamo le date certe delle forniture, siamo ostacolati nell’organizzarci».



REGIONI VS ARCURI “STIAMO FACENDO NOI SCORTA PER RICHIAMI”

La Regione Marche, dunque, è pronta ma non sa ancora quanti vaccini riceverà, con che cadenza ci saranno le consegne in base anche ai numeri della popolazione. «Abbiamo chiesto subito 40 mila dosi per il personale sanitario e le Rsa e sono state ridotte del 10%», ha proseguito l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini alla Stampa. La richiesta è semplice: «Chiediamo certezza per la prima dose e per il richiamo da effettuare obbligatoriamente entro 21 giorni». Alessio D’Amato, assessore alla Sanità della Regione Lazio, ha spiegato al quotidiano che hanno dovuto adeguare il piano vaccinale ai ritardi nelle forniture di vaccino. Quindi, tengono una quota residuale di fiale per garantire i richiami. «Ogni settimana somministriamo due terzi delle dosi che riceviamo e un terzo lo tratteniamo. Non si può fare la prima dose e non essere sicuri di poter garantire la seconda nei tempi stabiliti. Perciò nel momento in cui il cittadini prenota il vaccino, gli viene data anche la data per il richiamo». Nel Lazio è stato, dunque, predisposto un algoritmo per gestire le dosi assicurando il richiamo.



Un sistema simile è presente in Basilicata, dove il governatore Vito Bardi si unisce all’appello al commissario all’emergenza Covid Domenico Arcuri. «Ho la necessità di avere quanto prima la sicurezza sui quantitativi di vaccini dei quali potremo disporre in Basilicata da qui in avanti». Alla Stampa ha chiarito che si tratta di un’informazione importante per procedere con la campagna vaccinale. «La tempistica è l’aspetto che mi preoccupa maggiormente». Servono dati certi sulle scorte per poter pianificare l’intera campagna. «Se non ho la certezza che le fiale arrivino in tempo per la seconda dose, non posso procedere celermente come richiede la grave situazione della pandemia». Quindi, le Regioni non avendo una dotazione di riserva devono crearsela da sole, diminuendo così le vaccinazioni in attesa delle dosi.

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