Gli esseri umani possono sviluppare l’immunità protettiva al coronavirus? A dare una nuova speranza sono due studi condotti sulle scimmie e che sono stati pubblicati su Science. Hanno dimostrato che sono in grado di sviluppare questa immunità sia dopo la guarigione che dopo la somministrazione di un vaccino, aprendo importanti scenari nella battaglia contro il Covid-19, la malattia causata da Sars-CoV-2. La comprensione del processo che genera l’immunità protettiva al coronavirus può rivelarsi infatti fondamentale per sviluppare strategie di vaccinazione e salute pubblica. Nel primo studio, sono stati coinvolti nove macachi positivi al coronavirus. Il team di ricercatori guidato da Abishek Chandrashekar del Beth Israel Deaconess Center, affiliato all’Università di Harvard, ha scoperto che hanno sviluppato risposte immunitarie in grado di proteggerli da una seconda infezione. Questo non è sufficiente per arrivare alla conclusione che anche gli esseri umani siano protetti da una riesposizione dopo essere guariti, ma i ricercatori ritengono che sia un punto di partenza importante.



VACCINO DÀ STESSA IMMUNITÀ PROTETTIVA GUARITI

In un altro studio lo stesso team ha sviluppato un prototipo di vaccino a Dna che esprimeva sei forme diverse della proteina spike usata da Sars-CoV-2 per invadere le cellule umane. Hanno quindi vaccinato 35 macachi adulti, che hanno poi mostrato risposte immunitarie simili a quelle dei macachi dello studio precedente che erano guariti dal Covid-19. Quando sono stati esposti al virus sei settimane dopo, hanno mostrato livelli di anticorpi nel sangue sufficienti a neutralizzare il virus in due settimane. Un aspetto ancor più interessante di questo studio è che i livelli evidenziati sono simili a quelli osservati negli esseri umani che guariscono dal Covid-19. «La pandemia ha reso necessaria la creazione di un vaccino, ma si sa poco sull’immunità protettiva. In questi due studi dimostriamo che i macachi rhesus sono protetti dal prototipo di vaccino (a base di Ad26, ndr) che abbiamo sviluppato, ma anche da una futura riesposizione al virus», ha dichiarato Dan H. Barouch, direttore del Center for Virology and Vaccine Research del BIDMC e autore senior dello studio.

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