Ad oggi gli studi in corso per la cura e la ricerca di un vaccino anti-Covid risultano essere più di 2.000. Il 7 luglio Ana Maria Henao Restrepo, medico della R&D Blueprint dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dichiarato che sono già 17 (poi saliti a 21 il 10 luglio) i vaccini per i quali sono in corso trial clinici di fase 1, 2 o 3 (150, invece, quelli ancora in laboratorio o testati sugli animali). Ma a che punto siamo in relazione allo sviluppo di un vaccino specifico che possa avere una reale efficacia?



La mancanza di informazioni definitive su quale sia la risposta immune all’insulto da Sars-CoV-2 può essere limitante allo sviluppo di questo vaccino? Quale possono essere le strategie più valide perché un eventuale vaccino vada bene veramente per tutti? Quali possono essere le strategie di collaborazione pubblico-privato? In ogni caso, parlando di sviluppo di vaccini, va qui ricordato che Sars-CoV-2 è stato sequenziato poco più di 6 mesi fa. Le strategie di sviluppo dei vaccini Covid-19 sono diverse: ad oggi non ci è dato di sapere quale sia la migliore.



I vaccini oggi in fase più avanzata di sviluppo sono in realtà due: 1) il candidato vaccino adenovirus-based che consiste in un adenovirus vettore ingegnerizzato al trasposto della proteina spike di Sars-Cov-2 sviluppato in collaborazione dall’università di Oxford e AstraZeneca, che attualmente si trova in fase di sperimentazione IIb/III, di cui sono stati pubblicati interessanti dati preliminari di sicurezza ed efficacia su 603 volontari della fase II su Lancet, e per il quale sono pianificati studi su 10mila e 30mila volontari, rispettivamente in UK e in Usa e 2) un vaccino nRna dell’azienda Moderna, che attualmente si trova in fase II di sperimentazione su circa 600 volontari.



Tutti gli altri vaccini sono in fase di sviluppo più precoce. Parlare pertanto di un vaccino disponibile per la prossima stagione invernale è, quindi, abbastanza utopico. Ne abbiamo parlato con il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive.

Il vaccino anti-Covid ChAdOx1, messo a punto dallo Yenner Institute della Oxford University con la collaborazione dell’italiana Irbm, “ha indotto una forte risposta immunitaria e anticorpale fino al 56/mo giorno della sperimentazione in corso”. Siamo vicini al vaccino anti Covid?

Oggi non esistono vaccini commercialmente disponibili contro il Sars-Cov-2. Tuttavia il 25 giugno la Commissione Militare Centrale Cinese ha approvato, per un periodo limitato di un anno ed esclusivamente per il personale militare, l’utilizzo di un vaccino realizzato dalla Cansino Biological e dall’Accademia di Scienze Mediche Militari di Pechino. L’attività di ricerca sui vaccini sta comunque viaggiando ad una velocità mai sperimentata in passato. Al momento, secondo i rilevamenti effettuati dall’Oms e dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine, i candidati vaccini sono in totale 218: 27 basati su Dna, 15 su Rna, 45 su vettore virale, 17 su virus attenuato o inattivato, 66 su proteine, e 48 che utilizzano altre piattaforme o per i quali non si hanno dettagli. Dalle informazioni disponibili risultano attualmente in fase clinica 29 candidati vaccini.

Del vaccino sviluppato dalla Oxford University cosa ci può dire?

I risultati della sperimentazione di fase I / II del vaccino in fase di sviluppo da parte del Jenner Institute di Oxford, in collaborazione con il gigante farmaceutico AstraZeneca, hanno dimostrato che è sicuro e ha prodotto una robusta risposta immunitaria. L’obiettivo è di sviluppare e produrre un vaccino contro il coronavirus su larga scala. Lo sforzo senza precedenti mira a rendere disponibili circa 2 miliardi di dosi di vaccino a livello globale, attraverso partenariati con produttori di diversi paesi, entro l’inizio del prossimo anno.

Tutti questi possibili vaccini rischiano di creare confusione. Ci sarà una corsa ad accaparrarseli? Saranno appannaggio del singolo paese che lo ha creato?

L’Oms ha lanciato un trial randomizzato internazionale dei candidati vaccini, denominato Solidarity Vaccine Trial, con l’obiettivo di coordinare, per i tanti candidati vaccini in fase di sviluppo, la valutazione della loro sicurezza ed efficacia, in un’ottica di cooperazione internazionale e di equità di accesso. I candidati vaccini attualmente in fase di sviluppo utilizzano diverse tecnologie per indurre la risposta immunitaria.

Quali sono le principali?

Le principali sono vaccini a virus, nei quali si utilizza direttamente il virus dopo averlo attenuato o inattivato; è una tecnologia con la quale si realizzano molti vaccini, tra cui quelli per morbillo e poliomielite; vaccini basati sugli acidi nucleici (Dna o Rna), nei quali si utilizzano le informazioni genetiche di una proteina del virus, di solito la proteina spike che si trova sulle “punte” della corona del virus; al momento non esistono ancora vaccini operativi che utilizzano questa tecnologia; vaccini a vettore virale, nel quale si utilizza un virus innocuo per l’uomo, geneticamente ingegnerizzato in modo tale da trasportare le proteine del virus contro il quale si vuole sviluppare l’immunità; il vaccino sperimentato per Ebola nel corso dell’ultima epidemia in Congo utilizza questa tecnologia; vaccini basati su proteine, nei quali si utilizzano le proteine che si trovano sulla superficie del virus, o loro frammenti, oppure “Virus-Like Particles” (Vlp), di fatto l’involucro esterno del virus svuotato del suo contenuto genetico.

Che previsioni si possono fare riguardo ai tempi?

In generale, le tempistiche per mettere a punto i medicinali ed i vaccini sono difficili da prevedere. Sulla base delle informazioni al momento disponibili e dell’esperienza precedente sui tempi di sviluppo dei vaccini, l’Ema (European Medicine Agency) stima che potrebbe essere necessario almeno un anno prima che un vaccino contro Covid-19 sia pronto per essere approvato e sia disponibile in quantità sufficienti per consentirne un utilizzo diffuso. La corsa per il vaccino è aperta e non vale solo chi arriverà prima, ma anche quale funzionerà meglio, indurrà un risposta protettiva, durerà più a lungo, sarà in grado di essere prodotto in circa 8 miliardi di dosi nel più breve tempo possibile. È verosimile che potranno essere utilizzati almeno in una prima fase più vaccini sia per le difficoltà di produzione che per la mancanza di conoscenze e risultati definitivi. Gli esperti di vaccini ipotizzano anche che i primi vaccini potrebbero non essere i migliori progetti possibili ma sicuramente le caratteristiche andranno a migliorare per sviluppare vaccini di seconda generazione.

Nonostante la situazione positiva in quasi tutta l’Europa vediamo aprirsi continuamente focolai: in Italia nelle ultime 24 ore 190 nuovi positivi e 13 morti, in Spagna la situazione è molto grave. È qualcosa di previsto o dipende dal cattivo comportamento della gente che non rispetta le indicazioni sanitarie?

Il virus è virale e fa il suo mestiere, si diffonde appena gli uomini gliene danno la possibilità. È necessaria prudenza e capacità politica di avere un sistema di controllo. Tutte cose che non sempre gli uomini, i leader politici sanno applicare.

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