Ha sorpreso molto l’ultimo pronunciamento del Comitato nazionale di bioetica (Cnb) che nel suo parere sul rapporto tra virus, vaccini e adolescenti ha messo l’accento in modo chiaro ed inequivocabile sulla volontà dell’adolescente di accettare o meno di vaccinarsi e, in modo uguale e contrario, di decidere di vaccinarsi anche davanti ad una diversa posizione dei suoi genitori.



L’adolescente, in altri termini, è considerato sufficientemente capace di prendere decisioni in merito alla sua salute. L’enfasi messa dal Cnb sul consenso dell’adolescente a pratiche che lo riguardano direttamente rappresenta da tempo un indirizzo stabile nella costante e continua valorizzazione del consenso personale. Già nel settembre del 1995, circa 25 anni fa, un primo parere del Cnb in fatto di vaccinazioni sosteneva che l’obbligo di vaccinazione non si fondasse soltanto sul diritto alla salute (art. 32 della Costituzione), ma anche sui doveri di solidarietà (art. 2 della Costituzione).



Non è in discussione il valore del vaccino

Nel parere del Cnb si mette in evidenza come le vaccinazioni abbiano un valore preventivo e terapeutico per alcune malattie, con un rapporto favorevole tra costi e benefici, oltre che tra rischi e benefici, sia per il singolo che per la collettività. Senza ignorare però che i problemi maggiormente avvertiti dall’opinione pubblica riguardano la possibilità che si verifichino alcuni effetti collaterali negativi, in particolare reazioni allergiche, disturbi neurologici e infezioni. Queste difficoltà richiedono maggiore precauzione ed un’attenta valutazione medica qualora si tratti di vaccinazioni su minori, più esposti agli effetti indesiderati del trattamento medico e non sempre capaci di decidere di assumersi personalmente il rischio derivante dalla mancata immunizzazione.



Ciò che è in discussione nel documento del Cnb è la mancanza di una vera e propria educazione alla salute. Manca in molti casi la conoscenza scientificamente fondata dei rischi e dei vantaggi del vaccino perché non c’è stata una corretta informazione, maturata nel tempo. Il documento sottolinea appunto l’esigenza di garantire tempestivamente, e nei modi dovuti, questa corretta informazione sui rischi e i benefici delle vaccinazioni, anche perché solo un sapere fondato su evidenze scientifiche consolidate contribuisce a ridimensionare la percezione del pericolo, che a volte porta al rifiuto ingiustificato della vaccinazione, soprattutto per quanto riguarda la popolazione infantile.

Consenso sì ma informato

Il punto chiave dell’intero dibattito però è che non si può scindere il consenso da una corretta informazione; non si può decidere su qualcosa che non si conosce abbastanza, perché non ci si possono assumere responsabilità senza consapevolezza di quali saranno le conseguenze della decisione presa.

Una decisione non vale solo nel momento in cui la prendo, come espressione della mia libertà; vale nel tempo, con tutte le conseguenze che ne possono derivare e che io debbo conoscere con sufficiente chiarezza, per garantire che quella decisione è stata presa davvero nel contesto di una libertà matura e non solo come manifestazione di una momentanea inclinazione. Il parere del Cnb si è infatti concentrato proprio sull’aspetto della corretta informazione che va fornita all’adolescente, tenendo conto del modo stesso con cui viene offerta e del rispetto dei codici di attenzione-comprensione propri dell’età.

Il Comitato sottolinea infatti che la vaccinazione degli adolescenti richiede una nuova e diversa attenzione alla forma di comunicazione adatta all’età, sia da parte delle istituzioni che dei medici. Ma ovviamente si mette in evidenza in modo prioritario l’importanza dell’informazione rivolta ai genitori e dai genitori ai figli adolescenti, per adeguarla all’età dell’adolescente, con particolare attenzione al bilanciamento di rischi e benefici, che comunque appare diverso rispetto agli adulti e agli anziani.

L’informazione, sempre secondo il parere del Cnb, deve essere rivolta agli adolescenti utilizzando anche un foglio informativo da leggere prima di vaccinarsi, per decidere in modo sempre più consapevole. È evidente che anche questo foglio informativo dovrà tener conto dell’età, del linguaggio e del livello di approfondimento scientifico adeguato all’età del soggetto. Sempre nel parere del Cnb si sottolinea come l’informazione debba essere accompagnata da azioni di sensibilizzazione e di educazione dei genitori e degli insegnanti, con attivazione di specifiche iniziative nella scuola.

In altri termini è sulla formazione-informazione dell’adolescente che bisogna concentrare la massima attenzione da parte dei genitori, degli insegnanti e dei medici, senza improvvisazioni, per evitare risposte frutto di superficialità o di pregiudizi, le cui conseguenze potrebbero costare care allo stesso adolescente. È importante ascoltare l’adolescente e valorizzarne il diritto ad esprimere la sua scelta, in relazione alla sua capacità di discernimento, ma è su questa capacità di discernimento che si deve concentrare la nostra attenzione.

L’obbligatorietà è prerogativa esclusa della legge

Nel recente parere del Cnb quindi si legge con chiarezza come si debba continuare a seguire una priorità nel piano vaccinale secondo fasce di età e particolari fragilità. E con altrettanta chiarezza si ribadisce che la vaccinazione degli adolescenti può salvaguardare la loro salute e contribuire a contenere l’espansione del virus nell’ottica della salute pubblica, soprattutto in vista del rientro a scuola.

Ma nel caso in cui l’adolescente rifiuti la vaccinazione, la conclusione del Cnb è che “appare corretto non procedere all’obbligo di vaccino in mancanza di una legge, ma porre in essere misure atte a salvaguardare la salute pubblica”. E tra le misure atte a salvaguardare la salute pubblica in mancanza di una norma c’è sempre, e prima di tutto, l’educazione alla salute, supportata da una vera e propria conoscenza scientifica, acquisita fin dai banchi della scuola dell’obbligo.

D’altra parte, nel parere vengono manifestati dubbi sulla legittimità dell’obiezione di coscienza nei confronti delle vaccinazioni obbligatorie, quando esse siano richieste per la tutela della salute individuale e collettiva e non vi siano altri metodi per tutelare questo bene. In caso di contrasto tra le parti, la volontà di ognuno va certificata per esplicitare con la massima chiarezza le diverse posizioni, a salvaguardia di alcuni possibili contenziosi che potrebbero sorgere in futuro. Ma proprio per questo si chiede che lo Stato, se rende obbligatoria una vaccinazione concreta, si faccia carico degli eventuali danni derivanti dalla vaccinazione obbligatoria, prevedendo rapidi procedimenti risarcitori.

In conclusione, il Comitato auspica un incentivo alla promozione della cultura della salute, che in prospettiva potrebbe portare all’abolizione dell’obbligatorietà delle vaccinazioni attualmente rese obbligatorie per legge, nel caso in cui attraverso un’opportuna e capillare azione di formazione-informazione l’adesione spontanea della popolazione lo consentisse.

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