La società farmaceutica britannica GSK ha firmato un accordo con Zhifei, la più grande azienda cinese di vaccini in termini di fatturato. Obiettivo? Raddoppiare le vendite globali del vaccino contro l’herpes zoster della società britannica entro il 2026. Inizialmente la partnership avrà una durata inziale di 3 anni, per poi essere ulteriormente prorogata qualora entrambe le parti saranno d’accordo.
A partire quindi dal 1° gennaio 2024 Zhifei avrà i diritti esclusivi per importare e distribuire Shingrix in Cina, concentrandosi sulla promozione del vaccino attraverso la sua vasta rete, che copre più di 30.000 punti di vaccinazione in tutto il paese. Zhifei acquisterà i volumi concordati di Shingrix per un valore per GSK di 2,5 miliardi di sterline in totale nel periodo iniziale, puntando a raggiungere oltre 4 miliardi di sterline entro il 2026. L’accordo è il primo del suo genere in Cina per GSK, mentre Zhifei collabora già con la statunitense Merck, nota come MSD al di fuori degli Stati Uniti, per vendere miliardi di dollari dei suoi vaccini nel paese.
PERCHÈ GSK HA SCELTO LA CINA PER LA DIFFUSIONE DEL SUO VACCINO CONTRO L’HERPES ZOSTER
La società GSK ha probabilmente scelto di firmare l’accordo con la Cina probabilmente perchè qui siamo di fronte a una popolazione che invecchia e soffre di un peso crescente di malattie croniche. Potrebbe quindi essere molto più semplice accelerare qui la distribuzione del vaccino contro l’herpes zoster. D’altronde la possibilità di sviluppare la condizione aumenta con l’età, poiché il sistema immunitario delle persone diventa meno robusto e più soggetto a certi tipi di virus.
In un recente studio condotto su adulti cinesi di età superiore ai 50 anni, il vaccino ha già dimostrato un’efficacia del 100%, senza che nessun partecipante che ha ricevuto l’iniezione abbia sviluppato la condizione. Già alcuni mesi fa infatti lo studio, di fase IV post-licenza (ZOSTER-076), ha incluso quasi 6.000 partecipanti che hanno ricevuto o il vaccino o un placebo. E nessun caso di herpes zoster è stato segnalato tra i partecipanti che hanno ricevuto il vaccino in questione, rispetto ai 31 casi nel gruppo che al contrario si è visto iniettare placebo.