Vaccino HIV, buone risposte da uno studio francese
Il mondo della scienza da decenni si è dedicato allo sviluppo del vaccino contro l’HIV, senza che finora si sia arrivati ad un prodotto definitivo. Nonostante gli enormi progressi terapeutici, che consentono una sopravvivenza e una gestione della malattia, con i metodi di prevenzione che si stanno diversificando e rafforzando, sono ancora tanti i malati di Aids. In Francia nel 2021 sono stati scoperti 5000 nuovi casi, mentre nel mondo addirittura 1,5 milioni. Il vaccino preventivo rimane dunque un obiettivo per gli scienziati.
I risultati preliminari della fase 1 del lavoro del team del francese Yves Lévy, del Vaccine Research Institute, ANRS-Upec, fanno ben sperare anche se è ancora presto per pronunciarsi sui risultati. Presentato alla Conferenza internazionale sui retrovirus e le infezioni a Seattle la scorsa settimana, lo studio ha coinvolto 36 individui che hanno ricevuto ciascuno due dosi di vaccino e un richiamo. Sei mesi dopo aver ricevuto l’ultima dose, tutti hanno mostrato “risposte (immunitarie) precoci, potenti e di lunga durata”, senza gravi effetti avversi.
Lo studio
L’ostacolo maggiore che i ricercatori incontrano nello sviluppare un vaccino efficace contro l’HIV è la forte tendenza del virus a mutare. Lo studio del professor Lévy ha visto un vaccino testato su “I volontari, divisi in tre gruppi uguali che ricevevano dosi diverse, avevano tutti livelli molto alti di anticorpi contro diverse proteine dell’involucro dell’HIV“. Il progetto francese, come spiega Le Figaro, si distingue per il suo approccio originale che prende di mira le cellule dendritiche, un ingranaggio chiave nel sistema immunitario che pattugliano il corpo per “stanare” i pericoli.
Per raggiungere queste cellule dendritiche, i ricercatori francesi hanno sviluppato un vaccino con anticorpi in grado di riconoscere un recettore presente sulla loro superficie. “Porta così l’antigene direttamente nella cellula e, allo stesso tempo, lo attiva” hanno spiegato i ricercatori. “L’antigene che hanno utilizzato permette certamente di generare nei volontari anticorpi neutralizzanti, ma è comunque necessario fare in modo che possano neutralizzare la maggior parte dei ceppi virali circolanti”.
Rodolphe Thiébaut, professore presso l’Università di Bordeaux, ha spiegato: “Speriamo, grazie alla ricerca che abbiamo svolto, di prendere di mira parti del virus ben conservate”. La seconda parte della ricerca conta altri 36 partecipanti, spiega Le Figaro.