LO STUDIO SUL VACCINO ANTI-OMICRON DI MODERNA
Siamo ancora alle battute iniziali ma dai primi risultati sul vaccino contro la variante Omicron potrebbe anche concludersi il tutto in un “buco nell’acqua”: o almeno, i vaccini attuali potrebbe comunque bastare per fronteggiare gli effetti della variante “sudafricana” come di quelle passate e forse anche future.
“Il Corriere della Sera” in un focus di Silvia Turin domenica tratta i primi risultati della versione studiata da Moderna (big Pharma made in Usa) del vaccino contro la variante Omicron: nello studio sui primati tale siero «non mostra benefici sostanziali di protezione rispetto al vaccino tradizionale». Il lavoro è stato svolto dal National Institutes of Allergy and Infectious Diseases’s Vaccine Research Center, parte a sua volta del National Institutes of Health degli Stati Uniti: gli animali che hanno ricevuto la dose “booster” del tradizionale vaccino Moderna hanno avuto livelli di protezione assai simili a quelli che hanno invece ricevuto vaccino ad hoc contro Omicron. Va detto che si tratta ancora di uno studio assai ridotto nei test (solo 8 primati in tutto) dunque serviranno altri prove nelle prossime settimane, il che però renderà inevitabilmente più lenta la procedura e potrebbe alla fine arrivare davvero “fuori tempo” rispetto al tempo di picco della variante Omicron (in Italia di fatto già superato a metà-fine gennaio).
COVID-19, CONSEGUENZE E SCENARI
«Un booster di Omicron potrebbe non fornire una maggiore immunità o protezione rispetto a un booster con l’attuale vaccino Moderna»: con queste conclusioni i ricercatori americani di fatto riaprono la domanda più urgente nel mondo della virologia e della medicina mondiale di questi tempi, se aggiornare o no i vaccini anti-Covid. Secondo l’autore Robert Seder – il capo del dipartimento Immunità cellulare presso il Centro di ricerca sui vaccini, citato dal “CorSera” – risultati del genere erano stati rilevati anche lo scorso anno in un analogo studio sul vaccino della variante Beta. Cattive notizie? Non proprio, visto che tutti gli studi recenti e presenti dimostrano che il vaccino in uso di Moderna (ma risultati simili li ha anche Pfizer) genera immunità nelle “cellule B” con booster che reagisce bene a tutti i ceppi attuali, da Omicron a Beta fino alla Delta. «Riteniamo che la protezione contro le varianti di preoccupazione sarà importante, soprattutto mentre guardiamo all’autunno del 2022. Continueremo a seguire la scienza e l’epidemiologia di SARS-CoV-2 e potenziali nuove varianti. Ci impegniamo a rimanere al passo con il virus mentre si evolve», è il commento lasciato dall’azienda Moderna dopo i primi risultati parziali dei test sui primati