Non c’è solo il vaccino Pfizer-bioNtech a farci ben sperare, perché è in dirittura d’arrivo anche quello di Oxford. Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato di Irbm, l’azienda di Pomezia che collabora con l’Istituto Jenner di Oxford allo sviluppo del vaccino che sarà prodotto e commercializzato da AstraZeneca, sta per terminare la fase 3 della sperimentazione. «Ci aspettiamo la fine entro gli ultimi giorni di novembre, al massimo nei primi giorni di dicembre», ha dichiarato a Il Messaggero. La palla poi passerà alle agenzie regolatorie per il via libera. Normalmente ci vogliono mesi, ma Di Lorenzo è fiducioso riguardo la possibilità che i tempi vengano accorciati. L’esame dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) però è già stato avviato un mese fa. «Sono stati consegnati tutti i report della fase pre-clinica. Ora dovranno essere consegnati quelli della fase clinica 3, quella di ampio spettro». Sull’efficacia c’è già una certezza: «La nostra è pubblicata, non è solo un comunicato stampa. Si tratta dello studio di fase 1 sugli uomini. L’efficacia è del 90 per cento. La fase 3 aumenta la platea, con la 1 e la 2 si verificano efficacia e sicurezza».



“BASTA CELLA FRIGORIFERA PER CONSERVAZIONE VACCINO OXFORD”

Nel frattempo, è cominciata anche la produzione del vaccino di Oxford, da ben tre mesi. «A gennaio arriveranno in Italia i primi 2 o 3 milioni di dosi. È ragionevole pensarlo. AstraZeneca si è impegnata a fornire all’Italia 70 milioni di dosi entro giugno. Per marzo e aprile ci sarà già qualche decina di milioni di dosi», ha dichiarato Piero Di Lorenzo nell’intervista rilasciata a Il Messaggero. Per questo vaccino dovrebbe essere sufficiente la somministrazione di una sola dose. «Ma si sta valutando, ora, se una seconda dose aumenti la percentuale di successo già rilevata del 90-95 per cento». Inoltre, il vaccino di Oxford, in collaborazione con Irbm e AstraZeneca, dovrebbe creare meno problemi dal punto di vista logistico. «Per favore, non mi chieda paragoni con altri vaccini, perché comunque il mondo ma anche l’Italia avranno necessità di più prodotti efficaci», la premessa del presidente di Irbm di Pomezia. Poi ha precisato: «Posso solo dire che il nostro va conservato a una temperatura compresa tra -4 e -8 gradi centigradi. Cioè quella di una normale cella frigorifera».

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