Il vaccino Pfizer poteva essere un’occasione per far vincere e prevalere la – vera – scienza, ma si è trasformato in nuova (l’ennesima dalla pandemia a questa parte) lezione sprecata: questa è la tesi espressa oggi sulle pagine del Fatto Quotidiano da Maria Rita Gismondo, direttrice di Microbiologia clinica e virologia dell’ospedale Sacco di Milano che parte dalla notizia di “qualche giorno fa che lo stato del Kansas ha intrapreso una causa contro la casa farmaceutica Pfizer“.



Nelle carte dell’accusa di legge che l’azienda statunitense avrebbe “ingannato il pubblico sul vaccino Covid 19 – spiega e cita Gismondo – nascondendo i rischi e facendo ‘dichiarazioni fuorvianti‘ sull’efficacia”; con l’attenzione posta in particolare sul fatto che “malgrado fossero a conosciute reazioni avverse” tra cui le ormai (tristemente) note miocarditi, “si sia proceduto a indicare la vaccinazione anche ai giovani e alle donne gravide“.



Il tutto – peraltro – mentre “non erano state eseguire le necessarie sperimentazioni” su queste ultime due categorie e mentre la stessa Pfizer mentiva anche “sull’efficacia del vaccino che non protegge dall’infezione” contrariamente a quanto dichiarato ai quattro venti nelle concitatissime fasi tra la pandemia e la campagna vaccinale.

Gismondo: “ll vaccino Pfizer poteva essere il trionfo della scienza, ma è un’occasione sprecata”

Il punto del ragionamento dell’esperta – però – non è tanto la causa americana aperta contro il vaccino Pfizer, quanto piuttosto perché “malgrado le informazioni utilizzate dal Kansas (..) siano state a disposizione dei media e delle istituzioni che hanno gestito la pandemia, non ne sia stato fatto l’opportuno utilizzo“; e – ancora – perché nessuno ha mai questionato le “gravi responsabilità degli organi certificatori”, tra cui l’europea Ema, il nostro ex “ministero della Salute (..) Speranza” e – soprattutto – l’Istituto Superiore di Sanità.



Ancora oggi – spiega avviandosi alla conclusione Gismondo – dal Ministero non è arrivata alcuna smentita a quanto detto nel 2020 e mentre l’Ema si è chiusa in un silenzio completo, sul sito dell’ISS è ancora possibile leggere che il composto Pfizer ha “un’elevata efficacia (..) nel prevenire l’infezione (..) in persone di età maggiore o uguale a 16 anni” con riferimenti anche alle donne “in gravidanza”. Secondo la dottoressa ad oggi “i dati disponibili sono pochi e confusi”, ma mentre il castello di carta delle aziende farmaceutiche crolla “la commissione scientifica non viene istituita e i morti e [chi ha] subito effetti collaterali” rimangono “sacrifici inutili per il progresso della scienza”.