Secondo quanto riportato dal British Medical Journal (Bmj), un ricercatore scientifico avrebbe denunciato problemi di forte integrità dei dati nella sperimentazione sui vaccini anti-Covid di Pfizer. Pratiche inadeguate, errori, sviste e cattiva gestione del laboratori nel Texas: di questo e tanto altro trattano le rivelazioni di Paul D. Thacker, giornalista investigativo, sfruttando fonti di un ricercatore della Ventavia Research Group.
«Come ho detto prima, stiamo operando alla velocità della scienza» aveva promesso nell’autunno 2020 il ceo di Pfizer, Albert Bourla, nella famosa lettera indirizzata al mondo intero. Ecco, secondo il ricercatore-talpa «per i ricercatori che stavano testando il vaccino di Pfizer in diversi siti in Texas durante quell’autunno, la velocità potrebbe essere andata a scapito dell’integrità dei dati e della sicurezza del paziente». Un direttore regionale, Brook Jackson, impiegato presso la Ventavia ha poi riferito sempre al Bmj che Pfizer avrebbe addirittura «falsificato i dati, impiegato vaccinatori non adeguatamente formati ed è stata lenta nel seguire gli eventi avversi riportati nello studio cardine di fase III di Pfizer». I documenti inviati alla FDA e allo stesso Bmj dal direttore riguarda decine di report top secret, foto, audio e e-mail: Jackson ha poi spiegato di aver ripetutamente segnalato ai suoi superiori della cattiva gestione dei test sul vaccino Pfizer, dei problemi di sicurezza dei pazienti e dei problemi di integrità dei dati. Risultato? Nessuna mossa dell’azienda, da cui la decisione del ricercatore di denunciare tutto pubblicamente.
TUTTO CIÒ CHE NON HA FUNZIONATO NEI TEST PFIZER
Una foto, fornita al British Medical Journal mostrava gli aghi gettati in un sacchetto di plastica a rischio biologico invece che in una scatola di contenitori per oggetti taglienti: un’altra ha mostrato materiali di confezionamento del vaccino con i numeri di identificazione dei partecipanti alla sperimentazione scritti su di essi lasciati “aperti”. I dirigenti di Ventavia hanno poi interrogato Jackson per aver scattato le foto: ma non è tutto, spiega ancora il Bmj come in una registrazione di fine settembre 2020, tra Jackson e due suoi superiori, si può ascoltare un dirigente Ventavia spiegare che «la società non è stata in grado di quantificare i tipi e il numero di errori riscontrati durante l’esame dei documenti di prova per il controllo di qualità». La società pare non fosse al “passo” con le richieste di immissione dei dati, come mostra un’e-mail inviata da ICON, l’organizzazione di ricerca a contratto con cui Pfizer ha collaborato alla sperimentazione. ICON ha ricordato a Ventavia in un’e-mail di settembre 2020: «L’aspettativa per questo studio è che tutte le domande vengano affrontate entro 24 ore». Sempre l’azienda ha quindi evidenziato in giallo oltre 100 query in sospeso più vecchie di tre giorni. Tra gli altri, due esempi includevano individui con dicitura quanto segue: «Il soggetto ha riportato sintomi/reazioni gravi… Secondo il protocollo, i soggetti che manifestano reazioni locali di Grado 3 devono essere contattati. Si prega di confermare se è stato effettuato un contatto non pianificato e aggiornare il modulo corrispondente come appropriato. Secondo il protocollo della sperimentazione sarebbe dovuto avvenire un contatto telefonico per accertare ulteriori dettagli e determinare se una visita in loco è clinicamente indicata». Ecco tutte le preoccupazioni fatte emergere, nero su bianco, da Jackson alla FDA in una mail del 25 settembre 2020: «partecipanti collocati in un corridoio dopo l’iniezione e non monitorati dal personale clinico; mancanza di follow-up tempestivo dei pazienti che hanno manifestato eventi avversi; deviazioni del protocollo non vengono segnalate; vaccini non vengono conservati a temperature adeguate; Campioni di laboratorio etichettati erroneamente; Targeting del personale Ventavia per la segnalazione di questi tipi di problemi. La FDA ha poi fatto sapere che avrebbe verificato successivamente ma, ad oggi, non risulta alcuna novità in merito al “rapporto Jackson” presentato, sottolinea il Bmj. «Non credo che siano stati dati puliti», avrebbe confessato il dipendente dei dati generati da Ventavia per lo studio Pfizer, «È un pasticcio pazzesco». Si attende ovviamente la replica diretta dalla big pharma per capire se questi rapporti abbiano un “indizio” di verità o se siano solo frutto di una enorme, gigantesca, calunnia.