Uno studio israeliano sulla conta spermatica dopo il vaccino Pfizer continua a far discutere sui social e viene rilanciato ciclicamente dai no vax per sostenere le loro tesi. Questo lavoro, pubblicato a giugno sulla rivista scientifica Andrology, mostra un calo transitorio di circa il 15% nella conta spermatica di 37 donatori di sperma israeliani nei mesi successivi alla seconda dose del vaccino anti Covid sviluppato da Pfizer e BioNTech. Gli autori dello studio attribuiscono ciò alla febbre, un effetto collaterale comune del vaccino. Inoltre, hanno constatato che la conta spermatica è poi tornata ai livelli precedenti dopo 145 giorni. Quindi, il calo registrato è di breve durata.



Sebbene il numero di spermatozoi diminuisca temporaneamente, gli spermatozoi prodotti non hanno mostrato segni di danni in nessuna fase di questa ricerca. Ma diverse pubblicazioni online che hanno riportato i risultati di tale studio hanno lanciato l’allarme sull’impatto del vaccino sulla fertilità maschile. Tra questi Alex Berenson, ex giornalista del New York Times che durante l’emergenza Covid ha alimentato diverse bufale, come quella del malore del calciatore Christian Eriksen dopo la vaccinazione, giusto per citarne una.



STUDIO ISRAELE: NESSUN DANNO VACCINI A SPERMATOZOI

Proprio Alex Berenson sui social cita tale studio per rilanciare le teorie no vax, quindi usandolo per dimostrare il presunto effetto negativo dei vaccini a mRna, in questo caso Pfizer. Salvo poi contestare gli stessi ricercatori che sostengono che il calo spermatico sia temporaneo e che non siano emersi danni per quanto riguarda la qualità degli spermatozoi. Secondo l’autore principale di questo studio, il dottor Itai Gat della Banca dello Sperma e dell’Unità di Andrologia dello Shamir Medical Center di Zrifin, Israele, non si sono verificati cambiamenti nel volume dello sperma né aumenti di spermatozoi danneggiati o disfunzionali in nessun momento dello studio. «La motilità e la morfologia degli spermatozoi erano stabili. Il declino è stato osservato specificamente sulla concentrazione e sul suo impatto sul numero totale di spermatozoi mobili», ha dichiarato a Reuters. Nel periodo di misurazione finale, quindi 145 giorni o più dopo la vaccinazione, la conta totale e motile degli spermatozoi era aumentata nella maggior parte degli uomini.



“CALO CONTA SPERMATICA DOVUTO A FEBBRE”

Gli autori dello studio ritengono che la febbre successiva alla vaccinazione, effetto collaterale a breve termine ampiamente riportato, sia la spiegazione più plausibile dei cambiamenti osservati a distanza di due-tre mesi. «Poiché gli spermatozoi impiegano circa 74 giorni per svilupparsi, è logico che i cambiamenti siano stati più pronunciati nel secondo periodo di tempo», scrivono nel loro rapporto. A tal proposito, il dottor Itai Gat ha aggiunto: «Da oltre dieci anni sappiamo che una malattia febbrile acuta può compromettere la produzione di sperma per un breve periodo. Come ho scritto nello studio, il declino è simile all’impatto di un semplice episodio febbrile. Come gli uomini non devono preoccuparsi per la loro fertilità dopo un’influenza, lo stesso vale per i risultati attuali».

Al contrario, ci sono prove che un attacco di COVID-19 potrebbe causare danni diretti e potenzialmente più duraturi all’interno dei testicoli attraverso l’infiammazione e altre risposte immunitarie. «L’infezione da COVID-19 può provocare danni cellulari diretti all’interno del tessuto testicolare e ci sono preoccupazioni per quanto riguarda l’impatto a lungo termine di COVID-19 sui testicoli. Quindi, in fin dei conti, la malattia da covid è molto peggiore dell’effetto temporaneo del vaccino». In conclusione, lo studio pubblicato su Andrology non ha valutato direttamente la fertilità e ha mostrato solo un calo temporaneo del numero di spermatozoi circa tre mesi dopo la vaccinazione, ma nessuna evidenza di spermatozoi danneggiati e nessuna evidenza di effetti a lungo termine sulla capacità di produrre spermatozoi sani.