Il vaccino Pfizer suscita una risposta polifunzionale delle cellule T, con annesse caratteristiche di longevità: è quanto afferma, nell’ambito di uno studio pubblicato su “BioRxiv”, il team di ricercatori della Fondazione Santa Lucia di Roma, composto da Gisella Guerrera, Mario Picozza, Silvia D’Orso, Roberta Placido, Marta Pirronello, Alice Verdiani, Andrea Termine,Carlo Fabrizio, Flavia Giannessi, Manolo Sambucci, Maria Pia Balice, Carlo Caltagirone, Antonino Salvia, Angelo Rossini, Luca Battistini e Giovanna Borsellino.
In particolare, gli esperti evidenziano che la vaccinazione contro l’infezione da SARS-CoV-2 ha dimostrato di essere efficace nel prevenire l’ospedalizzazione per forme gravi di Coronavirus. Tuttavia, molteplici segnalazioni di infezioni e di quantità di anticorpi in calo hanno destato preoccupazioni sulla durata del siero anti-Covid e le attuali discussioni sulle strategie di vaccinazione sono incentrate sulla valutazione dell’opportunità della somministrazione di una terza dose. In questo studio, pertanto, gli esperti hanno monitorato le risposte delle cellule T alla proteina Spike del SARS-CoV-2 in 71 donatori sani vaccinati con il vaccino Pfizer, sviluppato con tecnologia a mRNA, fino a 6 mesi dopo la vaccinazione.
STUDIO VACCINO PFIZER: “PROTEZIONE ALTA PER 6 MESI, POI…”
Come dichiarano gli stessi studiosi, “abbiamo scoperto che la vaccinazione con Pfizer induce lo sviluppo di una risposta sostenuta di cellule T di memoria antivirale, che include sia i sottoinsiemi di linfociti CD4+ che CD8+. Questi linfociti mostrano marcatori di polifunzionalità, sono adatti all’interazione con cellule cognitive, mostrano caratteristiche di staminalità della memoria e sopravvivono in numero significativo alla contrazione fisiologica della risposta immunitaria. Collettivamente, questi dati mostrano che la vaccinazione con Pfizer suscita una popolazione di cellule T specifiche per la SARS-CoV-2 immunologicamente competente e potenzialmente longeva”.
Questo perché, come spiegato nel documento, le cellule T indotte dalla vaccinazione sono per lo più cellule di memoria centrali ed effettrici, dotate di insiemi sovrapposti di molecole che permettono loro di svolgere molteplici funzioni immunitarie: facilitazione della differenziazione delle cellule B e produzione di anticorpi, attività citotossica diretta e produzione di citochine. Lo studio dimostra inoltre che la vaccinazione induce anche la generazione di cellule staminali di memoria potenzialmente longeve, pilastri di un’immunità duratura. “Questi dati – concludono – mostrano che Pfizer induce giustamente la produzione di anticorpi che diminuiscono nel tempo, ma sono comunque mantenuti ad alti livelli per almeno 6 mesi”.