Il vaccino potrebbe aver favorito nuove varianti Covid: questo è quanto ha riferito il genetista Massimo Zollo, dell’Università Federico II di Napoli e coordinatore della Task force Covid-19 del Ceinge – Biotecnologie avanzate, ai microfoni dell’agenzia ANSA. “Il virus cambia dappertutto nel suo genoma e potrebbe essere spinto a fare nuove mutazioni dalla pressione esercitata dai vaccini, come sembrano indicare i casi di infezione che avvengono nelle persone che hanno avuto due dosi del vaccino”, ha spiegato l’esperto, aggiungendo: “Il vaccino ha protetto, ma per superare questa protezione il virus ha generato mutazioni che gli anticorpi non coprono e non è da escludere il ritorno a vecchi concetti di vaccino, come quello che utilizza il virus attenuato”.
Inoltre, “in questi vaccini viene utilizzato l’intero genoma del virus e questo significherebbe poter avere una copertura anche sulle altre zone del genoma del virus soggette a risposta anticorpale. Lavorare su vaccini innovativi come quelli a Rna messaggero è stata una ottima scelta, che ha permesso di dare una risposta rapida alla pandemia, ma forse adesso è ora di tornare indietro con vaccini inattivati al calore e/o utilizzare cocktails di varianti, con tecnologie combinate”.
VACCINO POTREBBE FAVORIRE NUOVE VARIANTI? ZOLLO: “OMICRON…”
Il genetista Zollo, dopo avere affrontato la questione vaccino e varianti, ha analizzato sulle colonne dell’ANSA anche la questione collegata alla contagiosità della variante Omicron, che poteva non essere grave in Africa a causa delle caratteristiche dell’interazione con l’ospite con un genoma adattato a quell’ambiente, ma “in Europa cominciamo a osservare la sua capacità di contagiare, di generare una malattia grave e di sfuggire ai vaccini. A livello internazionale i dati permettono di dire qualcosa in più: per esempio in Sudafrica è vicino al 100%, così come in Sierra Leone e Malawi e ancora in Corea del Sud e in Libano”.
A fare la differenza tra Omicron e le varianti che l’hanno preceduta sono le 32 mutazioni presenti sulla proteina Spike: “Circa un quarto delle 32 mutazioni erano note, in quanto presenti anche nella variante Delta, e tre quarti sono del tutto nuove”.