Il rischio che il vaccino di Reithera non veda mai la luce ora è concreto. La Corte dei Conti ha infatti bloccato i fondi per l’azienda biotech di Castel Romano. Dunque, non riceverà gli 81 milioni di euro che erano stati promessi a gennaio da Invitalia. Il progetto di fatto rischia di finire qui dopo essere arrivato alla fase 2 delle sperimentazioni. Senza finanziamenti, infatti, Reithera non può avviare la terza fase né ricevere l’autorizzazione all’uso. Una beffa, considerando che il vaccino aveva dato risultati positivi nella prima fase ed è stata da poco terminata la fase due su circa mille volontari. Ora però la palla passa al governo che, come riportato da Repubblica, dovrà decidere come procedere. In particolare, è il Ministero per lo Sviluppo economico a dover valutare cosa fare, visto che all’inizio dell’anno aveva approvato il cofinanziamento.
«Lo schema dell’investimento è illegittimo e quindi nullo», osserva la Corte dei Conti, il cui parere era atteso da un mese e mezzo circa. Nessuna comunicazione da Reithera, che avrebbe accolto la notizia con sorpresa e facendo sapere di voler leggere il parere formale della Corte dei Conti. (agg. di Silvana Palazzo)
VACCINO REITHERA A RISCHIO: MANCANO FONDI
Doveva essere la soluzione al problema della carenza di dosi, invece il vaccino Reithera è diventato un caso. Il rischio è che non veda mai la luce, anche se la fase 2 della sperimentazione è stata sterminata. Ma ora è stato messo in stand by a causa della mancanza di fondi per far partire la fase 3. Erano stati promessi da tempo, ma non sono mai arrivati. L’azienda biotech di Castel Romano, che ha messo a punto il vaccino chiamato GRAd-COV2, finora ha ricevuto solo 13 milioni degli 89 che erano stati assicurati da Invitalia, Regione Lazio e Cnr. I fondi finora ricevuti però non sono sufficienti per completare la sperimentazione, compreso l’anticipo dell’azienda che peraltro avrebbe permesso di affrontare la fase 2. Dunque, mancano all’appello, secondo quanto riportato da La Stampa, 81 milioni di euro circa, che erano stati promessi dall’allora commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, in qualità però di amministratore delegato di Invitalia. Di questi, 41 erano a fondo perduto e 40 sotto forma di prestito.
La Regione Lazio ha stanziato 5 milioni, il Cnr 3 milioni, Reithera ne ha messi 12. Così si è arrivati a completare la fase 2, che ha coinvolto mille volontari e 25 centri ospedalieri italiani. I risultati saranno comunicati a giorni, poi si attende il via libera per la fase 3 che dovrebbe coinvolgere altri 10mila volontari. Il condizionale è d’obbligo, perché senza soldi potrebbe fermarsi tutto qui.
CASO REITHERA, ATTESA DECISIONE CORTE DEI CONTI
Perché i soldi non arrivano da Invitalia? Ufficialmente perché sono fermi per una questione burocratica. Manca infatti il via libera della Corte dei Conti. A tal proposito, l’agenzia governativa ha fatto sapere all’AGI che questo ritardo non è strano, visto che è stato stipulato un contratto di sviluppo, un incentivo governativo disponibile da anni per sostenere gli investimenti. Si tratta di una procedura a sportello per la quale non è prevista pubblicazione di un bando o una gara. La Commissione Ue ha approvato il contributo fornito dall’Italia a Reithera, giudicandolo compatibile con le norme statali, quindi la proposta dell’azienda è stata approvata. I fondi non servono solo alla sperimentazione, ma anche alla realizzazione di un sito produttivo per lo sviluppo e la produzione. Il problema è che ci sono solo garanzie, non i soldi. A ciò si aggiunge il “giallo” dello Spallanzani, uno dei centri coinvolti. Nella sperimentazione però il nome dell’istituto non c’è. Stando a quanto riportato da La Stampa, ha partecipato solo come coordinating investigator, quindi ha contribuito solo alla realizzazione del protocollo. Nessun problema per quanto riguarda la sperimentazione, che potrebbe proseguire a prescindere dal coinvolgimento dello Spallanzani, ma se ci fossero i fondi. Invece mancano e il rischio è che vada sprecato un vaccino che parrebbe funzionare.