A partire dal prossimo settembre 2021 ci sarà sul mercato il vaccino ReiThera, siero tutto italiano sviluppato in collaborazione con l’Istituto Spallanzani di Roma. A discapito dell’accoglienza del ministro della salute Speranza, e del Commissario Arcuri, sono numerosi gli scienziati che hanno storto il naso di fronte all’arrivo del vaccino Reithera, a cominciare dal professor Massimo Galli dell’ospedale Sacco di Milano.



Parlando con i microfoni de IlFattoQuotidiano, questi ha sottolineato come potrebbe verificarsi un problema di natura etica: “E’ molto difficile pensare di poter puntare sul cosiddetto vaccino italiano Reithera – le sue parole riportate da Il Post stamane – perché l’arrivo in fase 3 a questo punto pone anche un problema molto serio di natura etica: come sarà possibile chiedere alle persone di accettare da volontari il placebo in un momento in cui due vaccini validi esistono già, Pfizer e Moderna? Sinceramente mi ritroverei in grosso imbarazzo a doverlo fare”.



VACCINO REITHERA, VIOLA: “PRIMI DATI NON CONFORTANTI”

“Contrario” al ReiThera anche Silvio Garattini, fondatore dell’autorevole Istituto Mario Negri, secondo cui sarebbe meglio puntare su altro piuttosto che sui nazionalismi: “serve subito uno sforzo europeo – dice sempre sul Fatto – chiamando a raccolta tutte le fabbriche in grado di produrre e riconvertendone altre, per avere più dosi possibili dei vaccini di Pfizer e Moderna, di gran lunga i due migliori fin qui per efficacia e sicurezza. Soltanto in questo modo si potrebbe aumentare la velocità della campagna di vaccinazione e chiudere così la partita contro l’insidioso coronavirus SarsCov2”. Parla invece addirittura di “Follia” il luminare Roberto Burioni: “Siccome non si riescono ad avere abbastanza dosi di due vaccini estremamente efficaci e sicuri – il suo post su Twitter – invece di potenziarne la produzione il nostro Stato decide di provare a mettere a punto un nuovo vaccino, che non si capisce neanche come verrà sperimentato”. Infine il pensiero di Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova, che sottolineando a La Stampa i primi dati non “convincenti” del ReiThera, conclude: “Si fa davvero fatica a comprendere cosa spinga la nostra classe dirigente a manifestare un entusiasmo, in termini di dichiarazioni e ingente impegno economico, che sembra basato su motivazioni scientifiche tutt’altro che solide”.

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