Il vaccino contro il coronavirus, una volta che sarà pronto, dovrà essere somministrato prima di tutto ai dipendenti della sanità, e quindi alle persone a rischio, e infine, alle forze dell’ordine. Parole firmate Walter Ricciardi, consulente del ministero della salute, che intervistato quest’oggi da Repubblica ha appunto spiegato: “Prima toccherà al personale sanitario, alle categorie a rischio, per età o patologie, e a militari e forze dell’ordine. Poi piano piano toccherà agli altri. Andranno organizzati servizi sanitari, centri vaccinali e medici di famiglia, per coprire più rapidamente possibile la popolazione”. Nella giornata di ieri il ministro della Salute, Speranza, ha annunciato un accordo con altre nazioni europee per la produzione di 400 milioni di dosi di vaccino entro la fine dell’anno. Il vaccino più vicino alla produzione è l’AstraZeneca, sviluppato in collaborazione fra Oxford e una società di Pomezia: “E’ quello in fase di sperimentazione più avanzata – conferma Ricciardi – cioè nella 2. Lo stanno provando su 10 mila volontari. Rispetto agli altri gruppi che lavorano sullo stesso obiettivo hanno almeno sei mesi di vantaggio”.
VACCINO, RICCIARDI: “ACCORDO FONDAMENTALE”
Secondo Ricciardi è ipotizzabile la data di autunno/inverno per avere le prime dosi: “Anche se in questo momento nessuno può dire al 100 per cento che arriveranno in fondo, se lo faranno potremo avere le prime dosi alla fine di quest’ anno”. Un accordo fondamentale quello siglato nelle scorse ore dal governo: “Noi produrremo in Italia, aggirando così il rischio che altri Stati dove si preparano i vaccini ci lascino indietro. La forza trainante del gruppo sono Italia e Germania, grazie agli ottimi rapporti tra il ministro Speranza e il collega Spahn. Con questa operazione – ha aggiunto – partecipiamo alle spese per l’investimento sulla ricerca e a quelle per la produzione delle dosi. Alla fine otterremo il vaccino al prezzo di costo. L’azienda non farà profitto”. Infine, parlando della temuta seconda ondata: “Bisogna evitarla e non credo arrivi. Magari avremo tante piccole ondine. Basta guardare ai focolai di questi giorni, come quello di Roma. Se la gente si comporterà bene, se i sistemi sanitari faranno tamponi, eviteremo che le ondine diventino ondate”.