Un vaccino personalizzato per combattere il cancro alla pelle: lo sta sperimentando l’Istituto dei Tumori di Milano, su cui Le Iene Inside accende oggi i riflettori. Partendo dal Dna del tumore, si produce una cura specifica su misura per ogni paziente, realizzando un vaccino terapeutico nel giro di poche settimane. Quindi, è un vaccino che è progettato per curare il melanoma, non prevenirlo. L’apertura di questa nuova frontiera è stata favorita dall’esperienza accumulata durante la pandemia Covid per lo sviluppo dei vaccini a mRna.
Stando a quanto spiegato a Le Iene da Michele Del Vecchio, che è responsabile del reparto oncologia all’Istituto Tumori di Milano, rispetto all’immunoterapia standard, questa tecnologia consente una riduzione del 62 per cento del rischio di sviluppare metastasi a distanza. Il vaccino crea una risposta immunitaria che punta solo le cellule tumorali del paziente, quindi il tessuto sano viene salvato.
Si tratta, dunque, di un approccio diverso dalla chemioterapia, che colpisce anche le cellule sane e causa effetti collaterali. La prevenzione, comunque, resta fondamentale e il fattore tempo è cruciale, visto che il melanoma può crescere velocemente e diffondersi nel sistema linfatico e nel sangue.
COME FUNZIONA IL VACCINO TERAPEUTICO CONTRO IL MELANOMA
Il vaccino terapeutico contro il cancro alla pelle, dunque, non previene la malattia ma la cura. Allora perché viene chiamato così? Deve il suo nome al principio secondo cui viene sviluppato: si insegna al sistema immunitario a riconoscere una malattia per eliminarla. In questo caso, trattandosi di un vaccino a mRna, si parte dal profilo molecolare del paziente, avvalendosi di tecniche di ingegneria genetica, per costruire una molecola sintetica di Rna che, una volta iniettata nell’organismo, insegna ai linfociti T a riconoscere il tumore e ad attaccarlo.
Il vaccino, quindi, è personalizzato. I pazienti che lo ricevono vanno sottoposti a biopsia per sequenziare il Dna e studiare le mutazioni delle cellule col melanoma per costruire il vaccino ad hoc. Attualmente viene somministrato solo all’interno di studi clinici controllati, quindi è l’oncologo a valutare se un paziente è candidatile. Nel mondo ci sono oltre 40 vaccini anti cancro a mRna che si stanno studiando, quindi i motivi di speranza non solo non mancano, ma anzi sono concreti.