L’immunologa Antonella Viola – prof. Patologia Generale all’Università di Padova e direttrice dell’IRP – è convinta che la discussione in Italia e Ue sull’unica dose di vaccino come soluzione al problema dei ritardi nella campagna di vaccinazione non sia così efficace come pare. La proposta avanzata anche dal Premier Draghi all’ultimo Consiglio Europeo non trova a livello scientifico, secondo la professoressa, piena convinzione: «Non c’è nulla di più frustrante che osservare il ripetersi degli errori, sempre uguali a se stessi. E invece, a un anno dall’inizio della pandemia, nulla è cambiato nel nostro atteggiamento di fronte al virus e nelle dinamiche disfunzionali che aggravano la tensione», scrive la Viola nel suo editoriale odierno sul Corriere della Sera.
Casi che aumentano, discussioni su lockdown e riaperture, scontro Governo-Regioni: di tutto questo l’esperta dice che non ne abbiamo bisogno, specie dopo un anno di pandemia come quella ancora in corso, «le intuizioni sono molto utili nella scienza. Ma quando si decide di abbandonare il percorso della medicina basata sulle evidenze per quello delle intuizioni, bisognerebbe avvisare la popolazione che si sta portando avanti una scommessa e che, come in tutte le scommesse, si può vincere e si può perdere».
“SUI VACCINI NON SI SCOMMETTE”
Il riferimento di Antonella Viola è diretto alla discussione sulla dose unica o meno del vaccino anti-Covid: in Inghilterra ha rappresentato una “scommessa” finora vinta rispetto all’Europa, vista la velocità di vaccinazione e la riduzione di contagi e ricoveri (tanto che a breve il Governo UK ha firmato l’uscita dal lockdown e il graduale ritorno alla normalità). «Si sta decidendo di stravolgere il metodo di vaccinazione più efficace che abbiamo, approvato da FDA e EMA, e basato su due dosi di vaccini a mRNA a distanza di 21 o 28 giorni. Certo le ragioni per cui si vorrebbe passare alla somministrazione di una sola dose di vaccino sono più che evidenti e comprensibili; ma avere delle giuste motivazioni non basta», scrive ancora la Viola, sottolineando come Pfizer e Moderna ancora non danno garanzie sulla singola dose in grado di proteggere per mesi dal Covid-19, «i dati incoraggianti ottenuti in Israele arrivano fino alla somministrazione della seconda dose. E non sappiamo se una singola dose possa ridurre drammaticamente l’efficacia di questi vaccini nei confronti delle varianti».
Il ragionamento giunge fino alla domanda provocatoria sul senso o meno di “sprecare” vaccini con una scommessa come quella della singola dose: «prima di scommettere, sarebbe bene aspettare di avere più informazioni, analizzare i possibili scenari, pesare rischi e benefici. E magari puntare sul vaccino a singola dose — Johnson&Johnson — già approvato negli Usa e che dovrebbe essere approvato in tempi rapidissimi anche in Europa».