La triste vicenda di Maria De Villota, scomparsa oggi a Valencia, ha profondamente colpito tutti. Non è la prima volta che il mondo delle corse automobilistiche regala storie incredibili e drammatiche, dal finale a volte tragico a volte trionfale, separate tra loro da quel sottile filo impercettibile che spesso decide le vicende della vita in un senso o nell’altro. Maria è scampata ad un terrificante incidente dalla quale è uscita viva per miracolo ma sfigurata, senza l’occhio destro ed era riuscita a ricostruirsi una vita, al di fuori di quel mondo delle corse che non poteva più frequentare da protagonista. Anche per questa sua rinascita era diventata un personaggio molto amato in Spagna: aveva scritto un libro sulla sua storia che aveva significativamente intitolato La vita è un dono, si era sposata lo scorso luglio con Rodrigo Millan, fisioterapista che aveva conosciuto durante la riabilitazione. Quindi “grazie” a quell’incidente, come a dimostrare che non tutto il male viene per nuocere. Era a Valencia per partecipare ad un convegno dal titolo “Ciò che conta davvero”. Insomma un personaggio a tutto tondo, che ci ha lasciato all’improvviso per quella che sembra essere una trombosi: impossibile capire se si tratti di una seppur remotissima conseguenza di quell’infausto evento. Maria era nata a Madrid 33 anni fa, figlia di Emilio De Villota che negli anni settanta ed ottanta era senza alcun dubbio il più popolare e titolato pilota automobilistico spagnolo, in una scuola che, stranamente, nonostante la grandissima tradizione sulle due ruote, prima di Fernando Alonso non aveva prodotto nessun campione di rilievo. Emilio, seppur con mezzi scarsamente competitivi e con scuderia private spesso piuttosto avventurose, si affacciò diverse volte nel Mondiale di Formula 1 senza fortuna. In realtà una gara di F.1 la vinse, ma era nel campionato “minore” Aurora, una serie britannica che ebbe una breve esistenza a cavallo fra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta. Maria aveva seguito la passione del padre, aveva iniziato con la classica trafila delle formula minori fino ad arrivare a strappare un contratto da test-driver con la piccola ed inesperta scuderia Marussia, nonostante non potesse vantare particolari risultati sportivi nella precedente carriera. Poi quell’incidente, dalla dinamica ancora non del tutto chiarita, durante una sessione di test nel luglio del 2012 all’aerodromo di Duxford. Come la sua vettura al termine di un giro lanciato e in una corsia di decelerazione sia finita contro un camion della scuderia fermo a bordo pista non è ancora stato chiarito e probabilmente non lo sarà mai. Non sarà quindi ricordata come un grande pilota, né per le sue vittorie. Ma certamente per quel valore e quella forza d’animo che l’aveva portata, letteralmente, a nascere due volte. Ho scritto questo pezzo non per sfruttare l’onda emotiva o per fare della facile retorica. Ma soltanto perché ho letto il messaggio che la famiglia De Villota ha diffuso dopo che la notizia della morte di Maria si era diffusa: Queridos amigos: María se nos ha ido. Tenía que ir al cielo como todos los ángeles. Doy gracias a Dios por el año y medio de más que la dejó entre nosotros. Cari amici, Maria se ne è andata. Doveva andare in cielo come tutti gli angeli. Ringraziamo Dio per quell’anno e mezzo in più in cui l’ha lasciata tra noi.