Basta, parliamo degli altri. Cosa può infatti dire un povero cronista di fronte all’ennesima vittoria-dimostrazione di forza di Sebastian Vettel che non sia stato già detto? Poco o nulla, in realtà: ha vinto alla sua maniera, in testa dal primo all’ultimo metro con Pole e giro più veloce a contorno. Ottava vittoria stagionale, quarta consecutiva e Titolo Mondiale ormai certo. Qualcosa da aggiungere? Si, solo un flash: a 12 giri dal termine è in pista la Safety car che potrebbe sparigliare le carte. Il futuro tetracampeon fino a quel momento ha il quinto tempo più veloce sul giro e dietro di lui, a pochi metri, ha Kimi Raikkonen in grande rimonta e uomo più veloce in pista fino a quel momento. Stai a vedere che stavolta perde? Questo il pensiero balenato per qualche attimo nella mia mente di sprovveduto. Ed invece la Safety Car lascia la pista e Seb inanella quattro giri veloci consecutivi, oltre un secondo più rapidi del suo miglior tempo precedente, mettendo a distanza di sicurezza gli avversari e facendo capire che fino a quel momento non aveva nemmeno spinto al massimo. Mostruoso. Lasciamo quindi Vettel nel suo dorato mondo a sé e divertiamoci un po’ parlando degli altri. Perché di cose in questo piacevole, caotico, spettacolare Gran Premio se ne sono viste tantissime (dietro a Seb, si intende, ma accontentiamoci): alettoni che cedono, gomme che esplodono, una partenza al cardiopalma, sorpassi e controsorpassi, perfino un mezzo di soccorso in pista davanti alla muta di bolidi che lo inseguiva che sembrava spaventato come una lepre durante la caccia. Insomma, spettacolo.
Nico Hulkenberg: qui mi sbilancio. Hulkenberg, dopo questa prestazione strepitosa, si è guadagnato il volante della Lotus per la prossima stagione. Una gara eccezionale non tanto per il quarto posto, ma per come ha tenuto dietro i suoi avversari per i lunghi giri finali con freddezza e controllo. A tratti, sembrava Gilles Villeneuve a Jarama nel 1981. Strepitoso il contro-soprasso su Hamilton con cui ha definitivamente sopito le velleità dell’inglese. E dietro, oltre a Lewis aveva Alonso, Rosberg e Button, cioè Campioni del Mondo e figli di Campioni, non esattamente due Caterham…
La Lotus (e Kimi): grande week-end per il team nero e oro con due vetture sul podio, decisamente le più vicine al marziano tedesco che le ha battute. Ma, ancora più che per il risultato, ottime notizie. Romain Grosjean sta crescendo di gara in gara e, se trovasse continuità, potrebbe diventare un top-driver, di Hulkenberg si è già detto e le nubi scure lasciate sulla squadra di Eric Bouiller dall’affaire Raikkonen sembrano diradarsi. A proposito, ottime notizie anche per la Ferrari, perché Kimi, in questo momento, per sagacia tattica, costanza in pista e velocità è l’unico vero anti-Vettel del Mondiale. Per questo è stato assunto…
Mark Webber: io fossi in Daniel Ricciardo sarei seriamente preoccupato. Perché finalmente abbiamo capito qual è il ruolo che il secondo pilota deve svolgere alla Red Bull, quello di parafulmine. Perché non si capisce come mai la macchina di Vettel fila sempre come una freccia, non si rompe mai e a lui non capita mai nemmeno una banalissima sfiga. Al povero Mark – che infatti non ne può più e va in pensione – ne succedono di tutti i colori: penalizzazioni assurde, problemi alle gomme, tamponamenti causati da qualche improvvido e perfino un principio di incendio. E quest’anno non è nemmeno la prima volta… Avete visto con che aria esterrefatta ha guardato la sua vettura mentre andava arrosto? Oscar della sfortuna, sarebbe arrivato tranquillamente terzo partendo tredicesimo…
La Mercedes: si sta davanti alla Mercedes come starebbe un archeologo davanti ad un geroglifico appena scoperto e di cui non si conosce il significato. Da cosa dipenda la competitività o meno della vettura argento è difficile dirlo. Hamilton andava fortissimo con il primo treno di gomme, malissimo con il secondo e così così con il terzo. Rosberg non era fortunatamente in mondovisione con il suo audio quando gli è ceduto di schianto l’alettone in pieno sorpasso del compagno di squadra per il terzo posto. Chissà che cosa ha pensato. Certo è che se il prossimo anno la casa di Stoccarda vuole battersi per il titolo deve fare ancora uno scalino e trovare continuità. Le premesse – e i piloti – ci sono tutte, ma dopo quattro anni nel limbo lo spettro del fallimento comincia a farsi sentire
Le gomme Pirelli: Già, dietro all’elastico di Hamilton c’erano loro o una macchina ipersensibile? E queste “anteriori destre” che si deterioravano fino ad esplodere? E una gomma come la super-soft che fatica a finire un solo giro con prestazioni ottimali? Sarà, ma a me sembra il solito pasticcio. Ma nel calderone anche un pasticcio fa spettacolo…
Il motore Ferrari: accidenti, la Sauber tiene dietro sul rettilineo la Mercedes con il DRS spianato. Questo significa che il motore Ferrari è davvero fantastico, il migliore del lotto. Una constatazione che porta a due considerazioni. 1) La Ferrari è peggio della Sauber o, il che non cambia l’equazione, i suoi piloti sono in questo momento meno in palla di Hulkenberg. Forse sarebbe ora di farsi qualche domanda anche sulla guida tecnica della scuderia di Maranello. 2) Il motore nella Formula Uno delle gomme Pirelli e degli scarichi soffiati conta pochissimo. Una volta costruivano il motore e poi ci mettevano intorno alla bene e meglio una carrozzeria. Oggi la partita si gioca su un tavolo molto diverso.
La Ferrari: aiuto, siamo a -77. La sensazione è che non ci creda più nessuno. E se per il Campionato questo è scontato, almeno ci si dovrebbe provare un po’ di più a vincere qualche corsa, il che non fa mai male anche a titolo assegnato. Invece, ecco una gara anonima, con Fernando grintoso ma sesto e Massa – che guadagna mezzo voto in più per il sorpasso più bello della giornata, quello doppio che gli vale il punticino finale – al solito a metà tra lo sfortunato ed il maldestro. Giornata grigia.
Peter Sauber: sono vent’anni che sta per chiudere, che cerca disperatamente sponsor, che sbarca il lunario con budget risicati e che scova talenti. Peter Sauber meriterebbe una vittoria, prima o poi, perché ancora una volta è stato capace, nonostante tutto, di mettere in pista una vettura competitiva, veloce ed affidabile e di scegliere bene i piloti (Gutierrez, non dimenticatelo, è uomo dello sponsor Telmex e non uno scelto da Peter). Tanto di cappello quindi ad uno degli ultimi “costruttori” che la Formula Uno conosca, quasi un baluardo del passato “che fu” e che ancora oggi si batte con avversari dalle potenzialità economiche e tecniche infinitamente superiori alle sue.
La pista: oh, finalmente ecco una pista nuova ma concepita per divertire. Larga, veloce, con un sacco di opportunità di sorpasso. Ed infatti, nella Formula Uno autolesionista guidata dal business, il Gran Premio di Corea è quello più in bilico del calendario 2014, non avendo trovato gli sponsor che Ecclestone si aspettava…