Esattamente cento anni fa, il 23 novembre 1913, nasceva a Bruxelles Christian Kautz, un nome rimasto nella memoria solo di pochi e nostalgici esegeti dell’automobilismo sportivo ma assolutamente misconosciuto al grande pubblico anche degli appassionati. Eppure la sua storia è talmente incredibile che merita di essere raccontata perché non ha praticamente eguali nella pur variegata e sorprendente galleria umana che ci regalano le corse automobilistiche. Christian Kautz, infatti, era un altro di quei piloti semi-professionista di strepitoso, incredibile e naturale talento che senza un destino avverso avrebbe potuto giocare un ruolo di primissimo piano nella nascente Formula 1 del dopoguerra. Figlio di un multimiliardario svizzero e di cittadinanza elvetica nonostante la nascita in Belgio, Kautz iniziò a correre nel 1937 acquistando una Mercedes e mettendosi subito in luce tanto da passare l’anno successivo nel prestigioso team Auto Union, gloria della macchina propagandistica tedesca. La sua carriera in piena ascesa, e che si incanalava verso il professionismo, fu però spezzata dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale lasciò la neutrale Svizzera per trasferirsi negli Stati Uniti, dove divenne collaudatore di aerei da combattimento per la Lockheed e pilota di caccia nelle schiere degli Alleati. Al termine del conflitto si era ormai definitivamente stabilito in America, dove si era costruito un solido business imprenditoriale nel campo della manutenzione degli aerei civili e militari e dove aveva ripreso anche la sua attività di pilota, questa volta però in veste assolutamente amatoriale, mantenendo la sua azienda al centro dei suoi interessi. E da qui la storia si fa davvero incredibile: nel 1947 Kautz aveva programmato le sue vacanze estive in Europa nelle settimane fra la fine di giugno e l’inizio di luglio, nel corso delle quali era intenzionato a partecipare a due corse internazionali, il GP del Belgio a Spa e il GP della Marna a Reims. Si accordò in tal senso con la allora potentissima Scuderia di Enrico Platé che, in cambio di un sostanzioso “contributo”, gli fornì una Maserati. A Spa fu sfortunato, si qualificò buon settimo ma dovette ritirarsi in gara. A Reims staccò una strepitosa pole position e dominò la corsa fino al traguardo, agevolato anche dall’uscita di scena di Gigi Villoresi e Alberto Ascari con le Maserati ufficiali ma battendo tutti i maggiori specialisti del tempo, da Louis Chiron a Raymond Sommer. Una vittoria incredibile che gli diede una immediata popolarità: ma Christian riprese tranquillamente la via di casa dopo le vacanze e – nonostante l’insistenza di Enrico Platé che entusiasta delle sue prestazioni lo aveva iscritto a sua insaputa al GP di Albi cercando di trattenerlo – tornò oltreoceano a curare i suoi affari. Nel corso delle vacanze ’48 Kautz si presentò in Europa come l’anno precedente, ma questa volta aveva solo l’imbarazzo della scelta in merito alla macchina da utilizzare. Optò ancora per la fidata Maserati di Enrico Platé, che questa volta pagò lautamente lui, e si presentò al GP della Svizzera, il 4 luglio nello storico e pericolosissimo circuito del Parco di Berna. Durante il terzo giro, sotto la pioggia, Kautz perse il controllo della propria vettura uscendo di pista nella curva che era stata appena intitolata, il giorno precedente, alla memoria di Omobono Tenni, il campione lombardo morto quattro giorni prima proprio in quel punto del circuito cadendo dalla sua Moto Guzzi durante il GP motociclistico di Svizzera. Cinque ore prima di Tenni, nella stessa curva durante le prove cronometrate della gara, aveva perso la vita il grande Achille Varzi schiantandosi con la sua Alfa Romeo. Kautz morì sul colpo. Aveva 35 anni.