Ci mancavano, in effetti. E adesso non mi venite a dare del retrogrado o del nostalgico. Ci mancavano i punti doppi all’ultima gara del Campionato – “per mantenere vivo l’interesse fino alla fine” hanno sentenziato i geni del F1 Strategy Group (mai nome fu più farlocco) riuniti a Parigi per ratificare le modifiche ai regolamenti in vista della stagione 2014 – per dare il colpo di grazia ad uno sport che sembra ormai votato all’eutanasia di sé stesso. Eppure non mi sembra un concetto difficile: se la Formula 1 è in crisi – di interesse, di personaggi, di fascino e, perché no, anche di spettacolo – il problema non è “mantenere vivo l’interesse” con la creazione artificiale dell’incertezza, in nome della vendita dei diritti televisivi e della massimizzazione dei profitti, ma esattamente il contrario, cioè riscoprire le origini, la vera essenza della competizione automobilistica, che fin dai suoi albori ha attirato magneticamente milioni di uomini al capezzale di un cofano surriscaldato con la tenace innovazione tecnica, il superamento dei limiti, la genialità degli uomini, il coraggio dei piloti e anche, perché no, diciamolo senza false ipocrisie, il fascino del rischio. Ed invece ecco l’ennesima trovata per “destare interesse” che, in maniera del tutto miope, porterà esattamente all’opposto, ovvero alla disaffezione degli appassionati. Sarò forse troppo duro e rischio di essere tacciato come reazionario. Ma questo non è sport. Come non lo sono le ridicole norme anti-sorpasso per cui Gilles Villeneuve sarebbe penalizzato di dieci posizioni alla partenza di ogni Gran Premio, le assurde limitazioni alle prove private per cui Niki Lauda potrebbe mettere a punto solo il suo simulatore, l’obbligo per tutti di montare due gomme ogni gara anche se si sbriciolano sull’asfalto che farebbe impazzire il genio tattico di Jackie Stewart, le regolamentazioni talmente stringenti che le macchine escono praticamente tutte uguali dai computer facendo rivoltare nella tomba Colin Chapman e Ken Tyrrell. Non basta il caos delle soste ai box obbligatorie, il drive-through se pesti la riga bianca, la lotta  surreale agli ordini di scuderia che sono vecchi quanto il mondo, adesso arrivano anche i punti doppi: come dire che tre calci d’angolo contano un gol e il palo salva anche se non la prendi al volo. Quale sarà la prossima trovata per sparigliare le carte? La pole position al contrario? La zavorra ai più veloci? I chiodi dietro le curve? O le derive “anti emissione di gas di scarico” paventate per il 2018 che minacciano di trasformare la Formula Uno in una gara di regolarità? Scusate lo sfogo, ma non ce la facevo più. E adesso, mi toccherà anche ingoiare la pillola amara dei “numeri liberi” a scelta del pilota. Per carità, direte voi, una decisione ininfluente. Vero. Ma non mi sono ancora ripreso dalla botta del “2” che non è più il terzino destro e del “5” che non è più lo stopper. E ad una certa età troppe emozioni in una volta fanno male…