La pista di Singapore ci fa ritornare bruscamente nella Formula 1 moderna, dopo il “bagno di storia” di Spa-Francorchamps e Monza, due Templi della Velocità fra i più carismatici del mondo. Inaugurata nel 2008 su progetto dell’”architetto di fiducia di Bernie Ecclestone” Hermann Tilke – e per questo annoverabile fra la galleria dei “Tilkodromi” – il semipermanente Marina Bay Street Circuit ha, come ormai consuetudine, un grandissimo impatto mediatico e televisivo a discapito, forse, della bellezza e spettacolarità della pista. Lo scenario è indubbiamente unico, anche perché il primo Gran Premio di Singapore del settembre 2008 è stato la prima corsa automobilistica della Categoria Regina a disputarsi in notturna, alla luce di una potente rete di riflettori che, tra l’altro, ha una matrice italiana essendo stata progettata ed installata da un azienda del ravennate. Il circuito è un “cittadino atipico” che riecheggia più quello di Montreal che Monaco, con una serie di passaggi spettacolari per gli spettatori, come quello fra la curva 18 e 19 dove la pista passa sotto alle tribune sopraelevate che costituiscono un unicum nel Mondiale. A livello di meccanica, freni e pneumatici sono certamente ipersollecitati dalle continue accelerazioni violente e staccate brusche cui il sinuoso tracciato costringe le vetture: la strategia, questo è fuori di dubbio, potrebbe giocare un ruolo importante, considerando anche il fatto che il circuito di Singapore è quello nel quale si perde in assoluto più tempo per la sosta ai box fra tutti quelli inseriti nel calendario Mondiale. Ma per fortuna, alla fine, la corsa la fanno gli uomini, non solo le strategie. E in questo senso i “bioritmi” di Sebastian Vettel per il week-end si preannunciano ai massimi storici. Il tricampione tedesco non ha solo un cospicuo vantaggio sugli avversari in classifica, ma è anche forte del fatto di avere vinto le ultime due edizioni della corsa asiatica: lo scorso anno approfittando del cedimento del cambio della McLaren di Lewis Hamilton che era in testa e due anni fa dominando facilmente una corsa che fece mostrare i suoi scarichi agli avversari dal primo all’ultimo metro. Come dire, sia fortuna che bravura. Al di là delle bizze delle coperture Pirelli e del rendimento altalenante dei suoi avversari, Vettel è e resta il favorito numero uno anche per questa gara. Quanto alla Ferrari, di acqua sotto i ponti dopo il Gran Premio di Monza ne è passata parecchia. L’ingaggio di Kimi Raikkonen non è certo una scelta di basso profilo e sulla squadra avrà impatti fin da subito. Fernando Alonso, che qui ha vinto due volte – nel 2008 con la Renault e nel 2010 con la Rossa – è a un bivio e lo sa bene anche lui: o reagisce prendendo la nuova scelta “del doppio primo pilota” in seno al team come uno stimolo in più, oppure comincerà inevitabilmente a sentire la fiducia nei suoi confronti diminuire. Fin da subito, non già nel 2014. E’ la legge della pista e, da che auto è auto, è sempre stato così. Felipe Massa non lo aiuterà più, lo ha già dichiarato pubblicamente e questo è un altro segnale poco positivo. Per gli altri, al solito, sbilanciarsi è difficile. Alla Lotus se la sono avuta a male per la vicenda-Raikkonen, ma il finlandese, caloroso in linea generale come una igloo al Polo, come suo stile non subirà particolarmente il peso della situazione: anzi, galvanizzato dal nuovo contratto potrebbe essere un outsider pericoloso per la corsa. Quanto alla Mercedes, precedenti esperienze da pessimo profeta, mi portano a non azzardare più pronostici. Fra due giorni, finalmente, la parola alla pista. Saranno i titoli di coda del Mondiale?