Sapete com’è, io sono un po’ un romantico. E per questo, come facevo quando c’era Mario Poltronieri, a dispetto delle telecamere high-tech e del multi-schermo a disposizione dell’utente, ho seguito il Gran Premio sugli schermi della Televisione di Stato. E lo faccio anche perché mi piace molto Ivan Capelli: sempre preciso, attento, misurato. Insomma, un commentatore competente e mai sopra le righe. Ecco perché di fronte a quanto successo nella calda ed umida notte di Singapore, penso che il migliore commento sia quello che ha fatto lui ad un certo punto della gara, quando dopo l’ingresso della Safety Car in seguito all’incidente di Daniel Ricciardo, Sebastian Vettel ha inanellato una serie di tornate in cui rifilava mediamente due secondi al giro a tutti gli avversari. “Di fronte a quello che sta mostrando Vettel, io impallidisco”. Una frase inserita fra mille altre di stupore, ammirazione o semplicemente incredulità. “Non ricordo a memoria d’uomo una cosa del genere, forse solo quando Ayrton decideva di andarsene e ti lasciava li…”. Grande Ivan, hai ragione. Non so che razza di commento alla gara si possa fare se non questo: siamo stati di fronte ad un noioso, entusiasmante, leggendario monologo sportivo. Non vogliamo scomodare nessuno, ma una superiorità così incredibile, schiacciante, totale e decisa al di là delle gomme, al di là della macchina, al di là degli imprevisti non può che essere opera di qualcuno il cui talento è qualcosa di molto, molto superiore alla media. Ad un certo punto, dopo che al 47° passaggio l’impareggiabile Seb aveva inanellato un incredibile giro veloce rifilando 3 (tre!) secondi netti sul giro a Fernando Alonso – il migliore degli “altri” – il suo team alla radio gli ha comunicato di rilevare in telemetria una vibrazione anomala ai freni, invitandolo a rallentare. Un problema reale – le vibrazioni le rilevano i piloti, di solito, non i meccanici ai box! – o piuttosto un velato tentativo di limitare lo scatenato Seb e portarlo a non esagerare? Sta di fatto che l’esito finale è stato il terzo “grand chelem” della sua carriera: vittoria, pole position, giro più veloce e gara condotta in testa dal primo all’ultimo metro. Game over. Nel Gran Premio-degli-Altri, Fernando Alonso, come al solito, ha ottenuto quello che a sensazione, logica e ragionamento si percepisce come il miglior risultato possibile, un secondo posto meritato, figlio della sua consueta sapienza tattica, della freddezza in partenza e della precisione della sua guida, nonché della strategia di box che ha saputo sfruttare al meglio la Safety car per guadagnare posizioni. Una bella gara, insomma. Ma la faccia di Fernando sul podio era tutto un programma e mostrava in pieno la consapevolezza che, per ritornare il numero uno, la montagna da scalare, bionda e tedesca, è ripida, impervia e con una via, come quelle aperte da Walter Bonatti sul Monte Bianco, tutta da inventarsi. Kimi Raikkonen ha fatto il sorpasso più bello della serata, all’esterno della curva 14 su Jenson Button per il terzo, meritato, gradino del podio. Era partito tredicesimo, frenato nelle prove di ieri da un problema alla schiena che ne aveva messo a rischio la partecipazione stessa alla corsa ed il suo risultato quindi va certamente archiviato come positivo. Degli altri, encomiabile Jenson Button, che ha resistito quanto più poteva con una McLaren dalle prestazioni imbarazzanti ma che ha dovuto cedere sul finale un terzo posto che sarebbe stato assolutamente meritato. Oserei dire disastrose le Mercedes che hanno “suicidato” la loro gara con una strategia sbagliata che è costata a Rosberg ed Hamilton il secondo e terzo posto. Sesto è partito e sesto arrivato Felipe Massa che porta a casa il suo ormai tradizionale sei politico. Poco altro dietro alla abbagliante, luminosa ed ingombrante stella di Sebastian Vettel. Da domani, però, i pensieri di tutti saranno già rivolti al 2014, con un insolito anticipo rispetto agli altri anni. Il Mondiale è finito, chiuso dalla strepitosa coppia Horner-Vettel con una autorevolezza perfino disarmante. La caccia è aperta. Ma la preda, almeno per un altro anno, è già scappata.