Si riaccendono i motori, finalmente. E sono motori turbo, dal suono strano, sordo, che fanno storcere il naso a qualche pilota – “Sono macchine lente”, ha detto Fernando Alonso – ma che, occorre ammetterlo, hanno portato una ventata di novità su questo Mondiale. E meno male. Perché la Formula Uno di oggi di un po’ di aria fresca aveva decisamente bisogno. Il nuovo Campionato del Mondo emette finalmente i suoi primi vagiti. Un mondiale strano, non c’è che dire, diverso dagli altri. Quasi malinconico nel suo inizio. Un Mondiale turbato dalla nota vicenda che ha colpito Michael Schumacher, ovvero quello che per molti dei piloti in pista oggi è stato un idolo di gioventù, sicuramente un punto di riferimento e che era visto come una sorta di cyborg indistruttibile. Ed invece si è rivelato umano, umanissimo nel suo dramma personale. E questo fatto aleggia un po’ sul clima di un paddock che ormai non era più abituato, da molti anni, a fare i conti con la tragedia, la fatalità ed il rischio con cui chi pratica questo sport convive. Paradossalmente riportati a galla da un banale incidente sciistico. E’ poi questo è il mondiale che sembra segnare la fine del quarantennale impero di Bernie Ecclestone, un uomo che ha dedicato alle corse tutta la sua vita – non molti lo sanno ma in gioventù, prima di mettere in piedi una scuderia e acquistare la Brabham nel 1971 era stato un pilota dal talento invero limitato – e che sulla Formula Uno ha influito come pochi altri. L’ha portata alla popolarità che ha oggi, ne ha scovato ed esaltato personaggi, ne ha contrastati altri, ma l’ha anche resa un enorme business globale con i molti pregi e i moltissimi difetti che tale situazione comporta. E’ poi questo il mondiale dei turbo e della rivoluzione tecnica che almeno – e qui è finalmente una gioia per gli amanti dell’automobilismo – sembra avere riportato in pista la fantasia, la creatività, l’azzardo. Le macchine sono tutte diverse, almeno per la parte anteriore, e sono diverse in maniera sensibile, visibile, non solo per piccoli particolari evidenti solo agli occhi degli esperti. Sembra di essere tornati indietro di trent’anni, speriamo che duri. Certo, da più parti si è detto che queste nuove macchine sono brutte. Può essere. Ma secondo voi, quanti erano rimasti interdetti vedendo per la prima volta la Tyrrell P34 a 6 ruote? Tanti, quasi tutti, forse. Beh, oggi penso che tutti la trovino straordinariamente bella. Ora però l’attenzione passa finalmente alla pista: di fronte a tutte queste novità, sarà ancora il mondiale di Vettel? Vedremo. Non credo che sia il caso di dare particolare importanza “cronometrica” a quanto sta accadendo a Jerez. Diciamo che i test possono far cogliere qualche primo, primissimo spunto interessante. Partiamo dai motori: il propulsore Mercedes sembra essere quello più avanti con lo sviluppo, cosa che per diretta conseguenza fa intravvedere qualche buono spiraglio alle scuderie di esso fornite. Innanzi tutte la casa madre di Stoccarda, ovviamente, che ha già simulato un intero gran premio senza problemi
… ma anche la McLaren apparsa molto più competitiva di quanto lo sia stato lo scorso anno. Vero è che meno era difficile. E pure la Williams, in attesa di sponsor, che secondo me potrebbe essere la grande sorpresa dell’anno grazie alla quale Felipe Massa potrebbe “risorgere”. Molto peggiore il clima in casa Renault: i problemi di surriscaldamento che stanno affliggendo Red Bull e Toro Rosso sono abbastanza preoccupanti, non tanto perché non ci sia tempo di rimediare, ma perché, in genere, in una scuderia – come in una azienda – in cui le cosa vanno troppo bene da troppo tempo, la capacità di reagire di fronte a problemi imprevisti è senza dubbio minore. Ed infatti, è già iniziato il rimpallo di responsabilità fra i motoristi francesi ed i progettisti britannici su chi debba risolvere il problema. Una piccola, piccolissima crepa nel solido edificio Red Bull che potrebbe anche rivelarsi soltanto un falso allarme. In Ferrari barometro sul variabile. La macchina sembra affidabile ed abbastanza veloce, specie sul bagnato, ma né Alonso né Raikkonen sono del tutto soddisfatti dai risultati dei test. Sicuramente una nota assai positiva, almeno fino ad ora, è la totale collaborazione che sembra regnare fra i due piloti. Questa armonia sarà un fattore essenziale nel prosieguo della stagione anche se conservarla quando si combatterà in pista non sarà cosa semplice. Infine Kevin Magnussen, il debuttante figlio di Jan, che sembra voler fare decisamente meglio del padre il quale dalla McLaren fu scaricato dopo solo una deludente stagione ormai vent’anni fa. E’ stato il più veloce in pista nella terza giornata, cosa poco indicativa a febbraio, ma comunque interessante. Lo terremo d’occhio. Sarà una stagione incerta e combattuta. Già le sue prime avvisaglie ce lo dicono…