Fine della pantomima: Vettel a Maranello ed Alonso a Woking. Mentre in casa Mercedes si preoccupano solo di sapere chi dei due piloti delle Frecce d’Argento sarà Campione del Mondo senza spendere i molti commenti su quello che accade loro intorno, Il segreto meno segreto della storia dell’automobilismo sportivo è stato finalmente svelato, se così si può dire. Che Fernando Alonso avesse da mesi ben più di un semplice abboccamento con la McLaren o, per meglio dire, con la rientrante Honda, era cosa nota da tempo, come noto era pure il divorzio fra Sebastian Vettel e la Red Bull che non poteva che avere come ovvio e naturale epilogo quello dell’approdo del quattro volte Campione del Mondo alla Rossa. La notizia-non notizia, dunque, non disegna scenari nuovi, dato che tutti davano per scontato il suo avverarsi, ma senza dubbio apre “ufficialmente” il dibattito: che scelta è stata da parte della Ferrari? Sebastian Vettel, a ventisette anni, con quattro Titoli Mondiali alle spalle ed una stagione da dimenticare, arriva a Maranello con una grande voglia di rivincita, con la necessità – strano a dirsi per uno con un palmares come il suo – di dimostrare di non essere in declino e con il fascino di approdare alla Scuderia che, nonostante tutto, rimane quella di riferimento per tutto il mondo automobilistico sportivo. La scelta di Vettel, dunque, appare sulla carta inappuntabile. Per sostituire un campione ne arriva un altro con un curriculum perfino più ricco del suo. Ma se analizziamo la genesi di quanto accaduto, scopriamo ancora una volta come questo avvicendamento sia in effetti un segno del momento difficile che attraversa la Ferrari, un impasse soprattutto tecnico e dirigenziale che – lo ha detto proprio ieri Andrea Agnelli – richiederà diverso tempo per essere recuperato. Vettel non è in Ferrari perché la Ferrari lo ha scelto, ma è in Ferrari perché Alonso ha deciso di andarsene, stufo di restare in una scuderia divisa dalle migliori da un gap prestazionale evidente e di fronte ad un cambio di gestione – in primis l’arrivo di Marco Mattiacci – che in maniera nemmeno troppo velata non ha mai mostrato di gradire. Mi si obbietterà che il suo approdo alla Honda sia soprattutto una questione di soldi. Io sarò classificato come un ingenuo, ma non sono d’accordo. Fernando Alonso, che io ritengo il miglior pilota del mondo a prescindere dalle Classifiche Mondiali, non ritiene più vincente a breve termine il progetto Ferrari e si è guardato intorno: scartata subito per evidente impraticabilità la strada della Mercedes, si è trovato davanti all’unica soluzione possibile, ovvero la “scommessa” Honda, sperando che la casa giapponese confermi la sua tradizione vincente. Tra l’altro, sembra che abbia imposto come clausola la conferma in McLaren di Jenson Button. Perdendo il pilota migliore, la Ferrari è stata…
…“costretta” a scegliere. E l’unica scelta possibile era Sebastian Vettel. Una scelta obbligata. Giusta ma obbligata. La scelta di un team in una posizione “debole”. Vettel porta entusiasmo e voglia di vincere. Quell’entusiasmo che Alonso aveva ormai perso, tradito da una macchina poco competitiva e, forse, anche dal suo carattere ombroso e difficile. Ma in generale, nella soluzione alla crisi della Ferrari, l’ingresso del tedesco si può considerare una invariante. Il pilota – almeno uno – non era il problema ieri e non promette di essere l’elemento decisivo per invertire la rotta domani. Ma la voglia di tutti, ed anche la mia, è quella di riconciliarsi al più presto con questo bellissimo sport e, quindi, perché non essere ottimisti? In fondo, l’ultimo tedesco ad aver varcato i cancelli di Maranello con un contratto da pilota in tasca si chiamava Michael Schumacher. E come precedente è piuttosto incoraggiante…