Tutto, alla fine, è andato come doveva andare. Non si tratta di una delle massime del Maestro Miyagi propinate al suo allievo in Karate Kid, ma una semplice constatazione a caldo dopo la chiusura del Campionato del Mondo di Formula 1, l’ultima gara – la famigerata ed alla fine inutile corsa “dai punti doppi” – di Abu Dhabi. Infatti ha vinto il migliore, ovvero Lewis Hamilton. Un finale logico, forse inevitabile e ampiamente previsto. Come, prevedibilmente, si è concluso il balletto dei volanti fra Seb Vettel e Fernando Alonso che voltano pagina nella loro carriera affrontando due nuove e stimolanti sfide e come, altrettanto prevedibilmente, si è chiusa l’avventura di Marco Mattiacci – voluto da Montezemolo, non dimentichiamolo – dopo soli sette mesi da Team Principal della Ferrari. Un campionato funestato dall’incidente assurdo di Jules Bianchi a Suzuka e dall’imperversare di Bernie Ecclestone e dei suoi burocrati che hanno portato la Formula 1 ai minimi storici di popolarità e gradimento del pubblico. Ma di tutti questi temi ho già parlato ampiamente e molti dei lettori si saranno anche stufati di sentirseli ripetere. Per questa volta, quindi, metto da parte la mia vena polemica e parlo di cosa è successo in pista. E allora, quale miglior occasione di una chiusura di anno per stilare il più classico dei pagelloni? Non posso certo negarmi questo dilettevole esercizio.

Mercedes, voto 11. Come diceva Automan – chi non capisce la citazione ha meno di quarant’anni – “In una ipotetica scala da 1 a 10, io valgo un 11”. Che dire: superiorità schiacciante e quasi imbarazzante che i regolamenti ingessati – ammesso che non siano cambiati – promettono di mantenere ancora a lungo, almeno per la prossima stagione. Diciotto pole position e sedici vittorie su diciannove gare sono un biglietto da visita che non ha bisogno di commenti. Un plauso a Wolff e Lauda anche per aver lascito liberi i due piloti di darsi battaglia, concedendo almeno al Campionato questo ultimo bagliore di spettacolo senza il quale sarebbe stato definitivamente ammazzato. Fin troppo facile dare 10 a Lewis Hamilton che raggiunge Ascari, Clark, Graham Hill, Fittipaldi, Mika Hakkinen e Fernando Alonso a quota due Titoli Mondiali, ma 9 lo merita anche Nico Rosberg, degno avversario, fortissimo in prova – 11 pole – ma meno solido e talentuoso in gara del compagno di squadra. Comunque, uno dei pochi piloti veramente simpatici – con Ricciardo – del circus. Mezzo voto in più per la fierezza con cui ha chiuso la gara di Abu Dhabi nonostante una vettura chiaramente menomata e nonostante le indicazioni dai box che gli dicevano di fermarsi e per la sportività d’altri tempi con cui si è andato a congratulare con Hamilton dopo la corsa.

Ferrari: voto 4. Un disastro su tutta la linea e in tutte le “formazioni” che si sono avvicendate in questa travagliata stagione. Ancor prima che gli errori tecnici legati al progetto e alla macchina, disastrose sono state le scelte gestionali che fino ad ora non hanno fatto altro che distruggere il clima di collaborazione ed armonia che era stata negli anni vincenti – ed in un certo senso anche in quelli perdenti – la forza della squadra. Oggi, dopo l’arrivo di Marchionne (voto 3) prima dietro le quinte e poi in primo piano con la grazia di un elefante in una cristalleria, sono soltanto rotolate teste, da quella di Domenicali fino a quella di Mattiacci senza che si sia capito esattamente quale sia la strategia per il futuro. Si riparte da Vettel – ma attenzione, si tratta di un cadeau di Montezemolo e Domenicali, loro avevano avviato i contatti con il tedesco – si perde Alonso (comunque voto 6 per come si è battuto almeno fino a quando ha percepito un minimo di fiducia intorno a sé) e si tiene la pantegana Raikkonen (voto 4 come le volte che è stato inquadrato dalle telecamere in tutto l’arco del Mondiale). Futuro incerto.

Red Bull: voto 7. Nella stagione del dominio Mercedes e del doloroso distacco dal pilota che ne aveva segnato tutti i successi, il tabellino della squadra di Chris Horner ed Helmut Marko poteva chiudersi decisamente in rosso. Ed invece dal cilindro è stato tirato fuori quell’autentico fenomeno che di chiama Daniel Ricciardo – voto 9, il migliore dopo Hamilton in stagione – che si è scoperto Campione vero e uomo-copertina grazie al suo sorriso aperto, alla sua disponibilità finalmente simile a quella dei piloti di una volta e al modo non certo ipotizzabile con cui ha regolarmente battuto un compagno di squadra non certo semplice come Seb Vettel (voto 5 ad essere buoni per la stima che nutriamo nei suoi confronti). Il futuro, però, se veramente Adrian Newey si darà ad altre occupazioni rimane un punto di domanda…

Williams: voto 8. Dopo tanti anni di anonimato, la storica scuderia di Sir Frank oggi diretta dalla figlia Claire è finalmente tornata ai fasti di un tempo. E’ vero, lo ha fatto grazie al motore Mercedes, il migliore del lotto, ma le prestazioni in crescendo e la costanza di rendimento dei suoi piloti sono una boccata di ossigeno anche per la F.1 che ha bisogno di ritrovare nelle prime posizioni la storica W in pista ormai da quasi cinquant’anni. Ottimi anche i due piloti: 8 a Valtteri Bottas, con Ricciardo il vero volto nuovo della F.1 di oggi, anche lui consacratosi con una lunga serie di piazzamenti sul podio ed un quarto posto in classifica assolutamente meritato e 8 pure al piccolo grande Felipe Massa, scaricato come un ferro vecchio dalla Ferrari e autore, in barba alla sfortuna che lo ha perseguitato all’inizio di stagione, di una annata in grande crescendo. Avrebbero meritato almeno una vittoria.

McLaren: voto 5. Considerando il motore che aveva sotto il cofano, ovvero lo stratosferico Mercedes, il telaio non doveva essere granché se è vero che, a parte qualche sussulto del vecchio leone Jenson Button (voto 7 perché in un mondo di piloti-soldatino ligi alle strategie lui resta l’unico capace di inventarsi qualcosa di diverso: sarebbe un delitto lasciarlo a piedi) ed un paio di fiammate del deb Kevin Magnussen (comunque 5,5 perché dopo un inizio al fulmicotone si è un po’ perso a centro gruppo senza regalare acuti) a Woking non si è visto molto altro. Certo, la mente era già rivolta alla Honda e al 2015, ma i risultati per la scuderia di Ron Dennis non possono certo dirsi soddisfacenti.

Force India: voto 5,5. Vedi McLaren. Con quel motore ci si aspettava qualcosa di più anche perché questa volta i piloti ci hanno messo decisamente del loro sfoderando ottime prestazioni a volte sfortunate ma sempre incisive. Purtroppo però la macchina non ha mai dato loro la possibilità di completare il salto di qualità. comunque ad Hulkenberg, a punti in quattordici gare e 6,5 a Perez che ha colto anche il terzo gradino del podio in Bahrein.

Toro Rosso: voto 5,5. Vero, lo scopo della “succursale” Red Bull è quello di far crescere i giovani piloti da lanciare in “prima squadra”. E da questo punto di vista si può dire che la missione sia stata compiuta, visto che Kvyat (voto 6, ma stiracchiato) il prossimo anno sarà il compagno di Daniel Ricciardo. Vero anche che il motore Renault – e va bene, lo chiamerò power unit – non è stato di aiuto. Però trenta punti totali in campionato ad un abisso da chi la precede è un risultato piuttosto deludente per la scuderia di Faenza che ha, in generale, avuto notevoli problemi sul passo gara a dispetto di prove di buon livello. Ultimo esempio proprio ad Abu Dhabi: Kvyat e Vergne (voto 6,5 perché è un combattente e nonostante il mezzo inferiore regala duelli e sorpassi spettacolari) 5° e 10° in prova, ritirato e 12° in gara.

Lotus: voto 4. La “Ferrari di Inghilterra” non onora né il suo blasone né la sua storia. Stagione da dimenticare in fretta con un’unica buona notizia: nel 2015 ci saranno i motori Mercedes. Ai piloti Grosjean e Maldonado un bel senza voto. Guidare un camion mentre gli altri hanno una macchina da corsa non è esperienza facile.

Marussia: voto 7. La stagione che stava diventando la migliore nella storia ormai abbastanza lunga della scuderia che fu la Virgin, si è trasformata in un incubo. I primi punti a Montecarlo ottenuti grazie al cristallino talento di Jules Bianchi che non ha bisogno di voti ma solo di aiuto e preghiere, sembravano presagire alla tanto agognata svolta. Ed invece, l’incidente di Suzuka, lo shock che ne è derivato e la mancanza improvvisa di fondi le hanno spalancato davanti il baratro forse nel momento in cui meno se lo meritava. Chilton (voto obbligato 5,5 perché paragonato a Bianchi effettivamente stona) è rimasto a piedi ed il futuro diventa un grosso punto interrogativo. Difficile vederla ancora in pista.

Sauber e Caterham: voto 6. Si, avete letto bene. Sei. Perché è vero che i risultati sono stati assolutamente nulli ed i piloti ingiudicabili a causa del mezzo meccanico inferiore, ma arrivare sino alla fine del Campionato con i perenni problemi di budget con cui i due team combattono quotidianamente è stata una impresa degna quanto meno di ammirazione. La F.1 non ha bisogno solo dei grandi team, ma anche di quelli piccoli, addirittura – starei per dire – artigianali. Bisogna preservarli riducendo gli assurdi costi cui sono costretti e redistribuendo più equamente gli introiti del circus. Ma queste, nella testa dei Soloni che stanno nella stanza dei bottoni (voto zero con proposta di espulsione) sono temi fantascientifici. E quindi per Sauber e Caterham essere ancora in pista nel futuro sarà un vero problema.